Notte romana. Il dottor Mai (Diego Abatantuono), nonostante non sia ‘di primissimo pelo’, lavora per la guardia medica notturna. Di notte si vede già generalmente di tutto, oltre il bello, il brutto, la paranoia e le paure che il calare del sole crea, con un tempo, un passo e un’attenzione, dei colori differenti rispetto a quello che accade di giorno; figuratevi nell’ambito medico e in una metropoli in cui le possibilità che succeda qualunque cosa sono centuplicate. Il problema è che, a un certo punto, Pierfrancesco Mai resta bloccato con la schiena e l’unica idea che gli viene in mente per finire il turno di notte senza rischiare un probabile licenziamento è quella di farsi aiutare da un rider, Mario (Frank Matano), a cui aveva già chiesto aiuto per la consegna di una ricetta. Le situazioni in cui si troveranno (il medico – con una situazione familiare complessa che cerca di non affrontare distraendosi con tutto quello che può – che ‘teleguida’ il rider – con un’autostima bassissima dovuta all’assenza di un sostegno soprattutto da parte del padre che lo considera un fallito) saranno esilaranti in una notte e un turno che sembrano non finire mai e in cui, l’aiuto reciproco, li costringerà a prendere coscienza anche di se stessi.

Non esiste cosa che esca dalla bocca di Abatantuono senza farmi ridere. Quando, ovviamente, le sue intenzioni sono quelle di far ridere. Credo di avere visto il suo monologo sulle vasche da bagno con lo sportello a Che tempo che fa (un masterpiece del 2015 di cui vi straconsiglio la visione) almeno un centinaio di volte e sono molto affezionata anche alla storia che rappresenta, alla Milano del Giambellino e del Derby club, a zone che percorro in bici mentre vado a giocare a pallone pensando che sono passi già fatti da lui, circondato probabilmente da un accento che mi è familiare. Quindi, la sua faccia sullo schermo per me è sempre rassicurante, mi fa sentire a posto, anche quando era protagonista dei cosiddetti B movie. Ma so già che potrebbe anche spiazzarmi. Una notte da dottore è una commedia leggera, un film non molto complesso ma affidato a due attori molto bravi (di Matano è un miracolo che non rida dall’inizio alla fine) che ti fa ridere tanto ma anche riflettere sulla gente che va in giro la notte, e che ha paura la notte, e che ha bisogno la notte. Sulle discussioni su se stessi con un grado di verità che si riescono a fare solo su sconosciuti. Quindi, io lo consiglio. Anche perché sono un soccorritore e molte di quelle situazioni mi sanno della mia squadra e anche della mia famiglia di medici, del fatto che la mia prima brutta parola sia stata ‘oligofrenico’.