Due erano i ‘giochini’ che ci venivano proposti all’università: il primo (suggeritoci dal critico Gianni Canova) prevedeva la comprensione del film a partire dai titoli di testa – giochetto molto facile, ad esempio, con Batman ma vi voglio vedere alle prese con altre pellicole… – il secondo (partorito dalla mente del regista Stefano Mordini) ci chiedeva, partendo dal titolo, di indovinare la prima scena – nel suo Provincia Meccanica, nel buio si sente ansimare una donna…’potrebbe essere sesso’, ti dice la tua testa; invece lei sta partorendo. Quando guardi un film, non ci pensi a queste cose. Ma quando le fai, le scegli. Ci pensi. E quando un regista ha scelto, anche se non capisci tutto, lo noti se qualcosa è dissonante rispetto a quello che hai visto finora.

In The Childhood of a leader i titoli di testa sono talmente tanto disturbanti da creare subito uno scompenso. Si accavallano l’un l’altro in un modo scomposto, quasi a cancellare quello che c’era prima di essi. La camera si perde in questo luogo mai definito nel racconto, fino a inquadrare, dall’esterno di una finestra, tra vari bambini che scendono le scale, vestito da angelo, lui, il futuro leader.

Tutto questo, mentre la colonna sonora del grandissimo Scott Walker (raccontava il regista Brady Corbet che avere Scott Walker ha condizionato la direzione del lavoro – oltre, ovviamente, al budget) martella la testa dello spettatore, indicandogli ulteriormente che qualcosa non va. Prescott (interpretato dal bravissimo Tom Sweet) ha una decina d’anni. Vive da pochissimo nella campagna di Parigi con i suoi genitori. Suo padre (Liam Cunningham; ebbene sì, il Cavaliere delle Cipolle de Il Trono di Spade) è un diplomatico americano che si è trasferito in Francia con la sua famiglia per poter partecipare alla scrittura del Trattato di Versailles, che conclude la prima Guerra Mondiale.

Il film è tratto da un racconto di Jean Paul Sartre che parla, appunto, dell’infanzia di un uomo di potere. Brividi per tutto il tempo. Flashforward, dettagli, simboli. Maschile e femminile, desiderio e castigo, gelosia e vendetta. Pensavo alla mia infanzia – mia madre che mi fa una spremuta d’arancia mentre il sole tramonta nella nostra vecchia cucina, una partita di bocce clandestina in corridoio, le mani impacciate di mio padre che cercano di sistemare una treccia, il caschetto biondissimo di mio fratello, l’idea di avere un cavallo volante tra il muro della mia stanza e l’armadio. L’infanzia di Preston non ha nulla a che fare con la mia. La colonna sonora di Walker scandisce i passi, lo scricchiolio del legno del parquet, lo sbattere delle porte, le dita sulle pagine dei libri e il rumore del grano di un rosaio. C’è un momento solo in cui l’inquadratura si allarga, si sgrana come a diventare un dipinto. Forse è il momento in cui qualcosa poteva cambiare. In cui le cose potevano essere diverse perché le si era dato nome. Ma il bambino cova vendetta, diviene consapevole del suo potere, non resiste più. Non riesce più a essere contenuto.

Il finale arriva, inaspettato, come un pugno in piena faccia.
La domanda che ci si dovrebbe porre guardando un bambino è, se riuscirà a diventare grande, che ne sarà di lui.

A gennaio (lo so ci ho messo tempo a pubblicarlo ma è il primo video fatto, è scuro e bla bla bla) io e Marco siamo andati a vedere al Teatro Franco Parenti l'anteprima di un film tratto da un testo di Jean Paul Sartre, 'The Childhood of a leader – L'infanzia di un capo'.Marcello Paolillo del #NuovoCinemaParenti ha anche intervistato via skype il regista Brady Corbet.Questo è quanto.https://uanema.net/the-childhood-of-a-leader/

تم نشره بواسطة ‏‎Uanema‎‏ في 23 فبراير، 2017