In questo periodo di visioni eccelse che popolano i sogni, fanno rigirare nei letti, portano a un aumento della pressione cardiocircolatoria e animano discussioni che, il più delle volte, ci lasciano depressi e sconfitti (o pieni di speranza ma, comunque, colmi di lacrime) The plane è stata per me la svolta. Finalmente un’ora e quarantasette minuti (oh mamma, una durata ‘normale’!) in cui il mio cervello è riuscito a limitarsi all’attestazione di una sequenza di causa – effetto, di indizi semplici come il fucile sul camino di una messa in scena checoviana (che sai già che prima o poi verrà usato) che portano esattamente dove ci aspettiamo, sia nella definizione dei personaggi che della storia.

Gerard Butler (bellissimo, ruvido come piace a noi) è il pilota Brodie Torrance, vedovo con una figlia ventenne che sta cercando di raggiungere per Capodanno, dopo un periodo difficile a cui si fa riferimento senza troppa enfasi. Tra loro c’è l’ultimo volo che Torrance deve pilotare, tra Singapore e Tokyo, su un aereo non modernissimo ma affidabile con pochissimi passeggeri, nella cui preparazione si delinea la professionalità, il rispetto e l’umiltà del comandante che, ovviamente, ha un passato da pilota militare (cosa che suggerisce delle capacità superiori alla media e che ci rimanda automaticamente ad atmosfere alla Top Gun). Tra questi pochi viaggiatori – anche qui, naturalmente – c’è un fuggitivo che è appena stato catturato e che deve essere riportato negli States con urgenza (vi ricordate Con Air?; il detenuto è un certo Louis Gaspare – interpretato da Mike Colter, non solo cugino della più nota Viola Davis ma anche ‘volto’ e corpo del personaggio del fumetto Luke Cage, l’unico del cast conosciuto dal pubblico oltre a Butler, cosa che fa già presagire un possibile sviluppo di conflittualità e/o collaborazione).  Nonostante una perturbazione in arrivo, gli ordini sono di non sprecare carburante e di continuare su quella rotta. Peccato che un fulmine colpisca l’aereo e, solo grazie alle incredibili abilità di Torrance (nulla di diverso rispetto ad un altro film su un pilota straordinario, Sully) l’aereo in qualche modo riuscirà a toccare terra. Il problema è dove toccherà terra. Come dirà poi Scarsdale, l’esperto chiamato dalla compagnia aerea per cercare di risolvere l’incidente e riportare più persone possibili a casa (interpretato da Tony Goldwyn, un altro bellissimo a cui si è ispirata la Disney per disegnare il personaggio di Tarzan nel film d’animazione del 1999): ‘Sono atterrati su un’isola sperduta delle Filippine, non in Costiera Amalfitana’.

Non un film eccelso ma rassicurante, in cui si mescolano tutti i classici del genere d’azione che hanno a che fare con aerei, terrorismo, criminali, in cui i cattivi possono essere serenamente confusi gli uni con gli altri (perché sembrano avere tutti le stesse facce) e nulla è esaltante. Ma un semplice intrattenimento, fatto come si deve e recitato relativamente bene, ogni tanto ci sta.