‘Un nero che vaga di notte diventa blu. Ecco, io ti chiamerò Blu’. Così dice, più o meno, una donna a Juan.
L’ho visto in ritardo Moonlight, a Shanghai, in una notte che presagiva pioggia e il giorno dopo c’era un treno presto per un altro pezzo di viaggio. Quanti soprannomi ci hanno affibbiato nella vita? Quanti ci corrispondono realmente? Little, Chiron, Black.
Chi sei tu? Chi sono io?
Ho sentito dire di tutto su questo film. Ho sentito dire che era stato costruito per vincere l’Oscar, che ha rubato un premio che avrebbe meritato La La Land. Per quanto mi riguarda, sento ancora nelle orecchie il rumore delle onde del mare.
Mahershala Ali interpreta Juan. Vince l’Oscar come migliore attore non protagonista – e il vero furto per me è questo perché, con tutto il rispetto per l’ottima interpretazione di Mahershala, quest’Oscar a mio parere è stato ‘scippato’ ad Aaron Taylor-Johnson e all’incredibile e tremendo lavoro fatto in Animali Notturni di Tom Ford, per il quale non ha nemmeno nemmeno ricevuto una nomination.
Juan spaccia per le strade di una Miami solo nera. Chiron è un bambino che sfugge ai suoi compagni di scuola che vogliono picchiarlo. Dicono che è gay. Juan lo salva. Lo porta da sua moglie, Teresa, e prima di tutto gli dà da mangiare. Poi dà spazio al suo silenzio e, in seguito, gli spiega le parole che non conosce, gli dice sempre la verità, gli insegna a nuotare. I cattivi sono anche buoni e i buoni sono anche cattivi. A volte si tratta solo di una prevalenza momentanea di una parte sull’altra. A volte, un cattivo deve fare il buono, non può tirarsi indietro, è costretto ad occuparsi di, magari anche a fare la cosa più difficile che è sentirsi un po’ genitore.
Moonlight è la storia della ricerca d’identità di un ragazzino, che cresce e diventa uomo. Incontra delle persone che lo accolgono, lo tradiscono, lo fanno cambiare. E’ una storia d’amore tra due persone destinate a stare insieme, che faticano ad accettarsi e cercano di somigliare il più possibile a quello che amavano (Chiron uomo tenta di essere quanto più simile a Juan). In Italia questo film non è stato accolto benissimo dalla critica. A me ha spiazzato la tenerezza del sesso (ebbene sì, anche il sesso omosessuale può essere dolce), gli occhi grandi di tutti e tre i protagonisti. Ho pensato anche che la costruzione estetica, le luci di taglio, l’uso dei piani focali che per molti rendono questo film troppo ‘costruito’ appunto, a me non disturbano per niente. Perché il cinema è prima di tutto immagine. E anche perché quel neon rosa e verde in corridoio sulla madre di Chiron – Paula, interpretata da una grande Naomie Harris – me l’ha resa tanto irresistibile e malata da non farmi sbattere le palpebre.