Si sentiva il bisogno di un remake della commedia francese Alibi.com? Forse no, ma il risultato non fa disperare. De Biasi (quello di Come tu mi vuoi e Iago, commedie per un pubblico un po’ più giovane che io avevo apprezzato) riprende il film del 2017 di e con Philippe Lacheau, toglie parte del turpiloquio anche se ricalca tutto il resto, comprese le situazioni più imbarazzanti, e gira esattamente la stessa storia, sostituendo Cannes con la Puglia. Frenk (Giampaolo Morelli) ha un’agenzia di ‘bugiardi’, professionisti che aiutano le persone a trovare un alibi nelle più disparate situazioni, per la fornitura di una copertura per il tempo trascorso con gli amanti ma anche per poter andare allo stadio o non pranzare con i genitori noiosissimi del proprio compagno, nella convinzione di evitare in questo modo alle persone ‘il dolore inutile della verità’. Insieme a lui, il nerd Diego (Luigi Luciano, meglio conosciuto come Herbert Ballerina) e il neoassunto Paolo (Paolo Ruffini).  Peccato che, coinvolto in una storia d’amore con l’integerrima Clio (Alessandra Mastronardi), Frenk non scopra che il padre di lei è proprio un suo cliente (interpretato da Massimo Ghini).

Nei panni dell’amante di Ghini, Diana Del Bufalo che, nonostante sia molto divertente, personalmente, inizia a stufarmi per questo suo ripresentare sempre lo stesso personaggio (anche perché sarà nelle sale con due commedie diverse sempre così banalmente uguale a se stessa). Allo stesso modo, non mi esalta particolarmente la Mastronardi, la sua recitazione e questo suo tentativo di presentarsi sexy ma in modo non troppo esplicito – nella scena in lingerie della versione francese del film per Élodie Fontan era stato scelto un intimo più sportivo mentre Mastronardi indossa uno stiminzito completino arancione. Bravissima, invece – e a mio parere anche modestamente molto bella – Carla Signoris nei panni della moglie di Ghini e buffissima la performance di Paolo Calabresi, nell’amico di famiglia innamorato di lei da sempre.
Cameo di Luciano Ligabue nei panni di se stesso e di Raiz che interpreta uno zingaro. Il racconto resta molto divertente ma si sarebbe potuto facilmente trovare modo di personalizzare la base di partenza del film, anche solo stilisticamente, invece di affidare tutto il lavoro al buon cast, ed evitare alcuni cliché (anche in considerazione del clima che stiamo vivendo nel nostro Paese) nella rappresentazione della comunità Rom. In ogni caso, ho apprezzato (soprattutto in un confronto con Attenti al gorilla di Maniero di cui abbiamo scritto qui ) il riconoscimento da parte del regista di aver semplicemente fatto un remake di una commedia sugli equivoci, l’amore e l’amicizia, senza volerci far sorbire nessuna lezione morale.