Antonina (la bellissima Jessica Chastain doppiata in italiano da Ilaria Stagni – povera, non ho niente contro di lei  come doppiatrice ma ha una voce da ragazzina che non c’entra nulla con questo personaggio) è la moglie del direttore dello zoo di Varsavia. È il 1939 e Antonina è una donna emancipata, molto innamorata di suo marito Jan (quella faccia interessantissima di Johan Heldenbergh, protagonista del bellissimo Alabama Monroe – Una storia d’amore, premio Oscar come miglior film straniero nel 2014) da cui è amata e rispettata, anche perché ha un talento incredibile con gli animali che risulta palese anche al Direttore dello zoo di Berlino in visita dell’incredibile zoo polacco, Lutz Heck (uno dei miei attori preferiti, Daniel Brühl), un pazzo che pensa di poter riportare in vita delle chimere ma a cui non si dice mai di no, visto il conflitto in corso e l’occupazione della Polonia da parte dei nazisti.
La signora dello zoo di Varsavia è una storia che purtroppo abbiamo nel nostro sangue europeo. Sappiamo di che si parla e possiamo immaginare come andrà a finire. Ci è stata raccontata ed è necessario che si continui a raccontarla, affinché non si dimentichi (eppure, solo stamattina i brividi per la sentenza di Srebrenica, un eccidio avvenuto nel 1995, un tempo davvero troppo vicino per non vergognarci). Una famiglia rischia la propria vita per salvare quella di più di duecento ebrei che passeranno per lo zoo come finti parenti, lasciando traccia del loro passaggio in disegni fatti alle pareti delle gabbie in cui sono ospitati, moderni graffiti, testimonianza della necessità di aggrapparsi alla bellezza e a un’immaginazione che porti lontano, in un mondo ritornato alle barbarie dell’inizio dei tempi. I coniugi iniziano a salvare prima un’amica, poi una ragazzina e poi e poi e poi. Tutto ciò è reso possibile anche dall’attrazione che il nuovo gerarca nazista, Lutz, prova nei confronti di Antonina, dalla quale pensa di essere ricambiato e che riesce, quindi, a muovere le persone quasi sotto il suo naso. Il libro di Diane Ackerman da cui è tratto il film di Niki Caro (la regista de La ragazza delle balene e di North Country – Storia di Josey) prende spunto dai diari di Antonina. Jessica Chastain è una figura che dà luce a tutto quello che ha intorno ed è molto bello che sia affiancata da un volto particolare ma anche riconoscibile al mondo reale come quello di Johan Heldenbergh – un uomo che credo non vada dall’estetista più di me a differenza della maggior parte di quelli solitamente rappresentati nel cinema. Peccato per la voce italiana che fa sembrare la figura di Antonina più piccola di quanto non sia.
Un film nella norma, costruito molto bene e con una storia importante che ci spinge, ancora una volta, a prendere atto che l’umanità è solo una questione di volontà. Per non essere bestie, anche se con tremenda fatica, bisogna sceglierlo.