C’era volta un signore con un talento strambo, forse un po’ desueto o non sorprendente (questo non l’ho ben capito perché all’inizio del film il magico Valenti sembra un bluff ma, evidentemente, la sua capacità e l’essere coerenti riguardo ad essa non è il centro del racconto e non sono il tipo di spettatore a cui questo film si rivolge, o almeno, non specificatamente); c’erano poi un coccodrillo e, dopo ancora, anche un bambino e una famiglia. Tutti chiamano ‘casa’ un meraviglioso palazzo (il classico brownstone che vi viene in mente pensando alla città) di New York.

Poi c’ero io e a quell’io ama l’idea che ci sia qualcuno capace di farmi spalancare gli occhi e restare incantato di fronte alla meraviglia, anche ora che ho 40 anni e Robin Williams non c’è più. Specie se questo qualcuno è uno spagnolo che riesce a essere sexyssimo e raccapricciante, enorme, minuscolo, capace di farmi attraversare con le sue scelte tutta la gamma delle emozioni possibili. E questo spagnolo è Javier Bardem.

Il talento di Mr. Crocodile (al solito, orrida traduzione di un complicato originale Lyle, Lyle, Crocodile, la cui trama è tratta dalla saga di libri per bambini di Bernard Waber, cominciata dall’autore statunitense nel 1962 con The house on East 88th Street) racconta la scoperta, da parte di uno strampalato prestigiatore, dandy e desideroso di successo, Hector P. Valenti (Bardem, appunto) di un piccolo coccodrillo capace di cantare meravigliosamente, in uno di ‘quei negozi lì’ – la libreria dove Bastian trova La storia infinita, il negozio in cui il padre di Billy cerca un regalo per Natale che fa iniziare la storia de I Gremlins, la soffitta della mappa dei Goonies, la stanza dove inizia Jumanji, il luna park itinerante di Big – quei luoghi lì dove succede qualcosa di incredibile, in cui solitamente non ci si ferma nemmeno un istante in più, forse perché funziona così il meccanismo narrativo, il cliché dei posti in ci si trova ‘il magnifico’ o nei quali ‘nasce’ la magia (da indagare).

Valenti ‘adotta’ il piccolo coccodrillo Lyle, fa crescere e allena il suo talento, gli insegna a diventare anche un piccolo dandy (per un’educazione completa, foulard di seta, ostriche e champagne mentre ci si gode un bagno caldo con schiuma a go go, nonostante la libertà del lasciarsi andare a un non educatissimo rutto libero) e a preparare un numero spettacolare; ma quando prova a mostrarlo ad un pubblico, questi si ritrae, ha paura e, come ogni bambino pauroso che si rispetti, fa scena muta. Valenti, che aveva investito tutto quanto in suo possesso per il debutto di Lyle, è costretto a vendere anche la sua casa, lasciando il piccolo Lyle in soffitta, con la promessa di risolvere le cose e di tornare quando sarà riuscito a racimolare qualcosa.

Ma, nel mentre, dei nuovi inquilini arrivano ad occupare la casa: si tratta della famiglia Primm composta da Josh (il giovane Winslow Fegley che potreste aver visto in produzioni Disney e Netflix) e i suoi genitori (Constance Wu – protagonista di Crazy Rich Asian e Le ragazze di Wall Street – Business is business con Jennifer Lopez, titoli che le hanno dato una popolarità tale da farla inserire nella lista del Times delle 100 persone più influenti del mondo nel 2017; e Josh Marcus ‘Scoot’ McNairy – un’altra faccia notissima per  Cogan – Killing them softly con Brad Pitt, Argo di Ben Affleck e il più recente Blonde su Marylin Monroe). Josh ha difficoltà ad inserirsi nella grande città e il sostegno dell’amico coccodrillo (ovviamente i due si spaventeranno reciprocamente per la presenza dell’altro e poi diventeranno amici) gli farà capire l’importanza del non fermarsi di fronte alle apparenze, del godere delle piccole e grandi cose e del trovare la bellezza lì dove non si pensava ci potesse essere (cibo prelibato nell’immondizia e terrazze meravigliose che poco prima ci facevano solo paura). Riuscirà l’affetto sincero del ragazzino a trasmettere forza all’animale perché condivida la sua angelica voce con altri? Si troverà un equilibrio all’interno della famiglia e del quartiere? E se Valenti dovesse tornare?

Non so come possa essere percepita la storia di Lyle da qualcuno che abbia amato i suoi racconti da bambino (o dai bambini che ne leggono ora le avventure). Non so se possa fare piacere o essere delusi dalla resa filmica. Per noi che non abbiamo goduto di quei racconti Il talento di Mr. Crocodile è semplicemente un prodotto per famiglie fantastico, di buoni sentimenti che fa piacere vedere per la qualità del racconto e per l’ottimo cast (a quelli già nominati si aggiunge il ‘cattivo’ di turno, il vicino di casa, Mr. Grumps, interpretato dal grandissimo Brett Clifford Gelman, il gustosissimo Murray Bauman della serie Netflix Stranger Things), nonostante una trama non sempre lineare e coerente e dei personaggi, come capita spesso con i racconti per ragazzi/bambini, un po’ monodimensionali, nonostante un tentativo di aggiungere complessità (ad esempio, la signora Primm è la madre adottiva di Josh che si impone dei cambiamenti di stile che le stanno stretti prima di essere coinvolta anche lei dall’approccio alla vita del coccodrillo, Mr. Valenti ha una doppia faccia, da sfruttatore/mentore) ma si tratta, comunque, di un film piacevole da vedere, rassicurante, sul riconoscere qualcosa di sé (o sul trovare inspirazione e una spinta a migliorarsi) in qualcuno in cui si sarebbe esclusa questa possibilità, godendo in più anche dello spettacolo della voce di Shawn Mendes nella versione americana (tra i suoi successi i singoli There’s Nothing Holdin’ Me Back e Señorita che non potete non aver sentito anche se, come me, non apprezzate tanto il genere) e di Luigi Strangis in quella italiana (è il vincitore dell’edizione del talent Amici del 2021 e non è per niente male).

Insomma, se dovete recuperare qualcosa da vedere in queste feste, probabilmente questo titolo fa al caso vostro.