Come si fa a fare il genitore? Come si evita di condizionare percorsi e scelte di un figlio? Come non si creano aspettative legate soprattutto a quello che non si è riusciti a fare con la propria vita? Siamo davvero sicuri, poi, che si accetti un figlio chiunque questi sia quando inizia a diventarlo? Ma anche più semplicemente, siamo sicuri di corrispondere all’immagine che diamo di noi stessi, come persone prima e poi come genitori? Genitori quasi perfetti di Laura Chiossone – che nasce da una pièce teatrale (tutto potrebbe essere chiuso in una scena e un ambiente solo infatti) di Gabriele Scotti da cui è nata la sceneggiatura a quattro mani di Chiossone con Renata Ciavarino – potrebbe essere sintetizzato dalla perdita d’acqua del piano superiore all’appartamento di Simona (Anna Foglietta), madre single di Filippo, che non riesce a risolvere prima della festa di compleanno di suo figlio. Così, goccia dopo goccia (seguendo la più classica delle norme di Čechov, quella del fucile che prima o poi sparerà se è appeso alla parete della scenografia del primo atto), anche ogni parola spesa alla festa di compleanno di suo figlio dai genitori dei pochi bambini che rispondono all’invito si accumula finché non è troppo tardi per tirarla indietro o per non fare nulla che non ci faccia rendere conto quanto spesso siamo ridicoli nelle nostre prese di posizione. Perché è davvero importante poi se non possiamo essere inseriti in una casella?

Commedia brillante, nonostante alcuni ruoli e dialoghi davvero molto stereotipati; affidarsi a un ottimo cast fa sempre bene. Ho trovato solo accessoria la scena finale, a mio parere una sorta di show reel della Foglietta per mostrare che sa cantare, ballare e recitare. Ad un attore è il minimo che possiamo chiedere.