Mi capita rarissimamente di andare al cinema e dovermi ricredere. Questa volta sia Fire Squad – Incubo di fuoco che il titolo originale del film di Joseph Kosinski (un regista che è anche architetto e che fu notato nientepopodimenoché da David Fincher quando ancora si occupava di computer grafica), Only the brave, non mi facevano sperare in nulla di buono. Da tempo un buon cast non è per me sinonimo di un buon film (Josh Brolin mi ha sempre fatto tenerezza, adoro Miles Teller – il protagonista del meraviglioso Whiplash di Chazelle tanto per capirci – e i progetti a cui aderisce Jennifer Connelly sono sempre interessanti) e temevo tantissimo di ritrovarmi di fronte alla classica americanata in cui l’eroe a stelle e strisce, nonostante gli alieni, il buco nero, la deforestazione, il mega virus devastante, gli zombie, le catastrofi naturali, grazie al senso di appartenenza ai valori della sua nazione (la famiglia, il lavoro, la solidarietà tra simili – ‘simili’ che può voler dire tutto e niente a seconda del film e dell’orientamento del regista), riesce a risollevarsi e ad avere la meglio sul male. Fire Squad è un film drammatico di azione che narra le vicende – reali – della prima squadra cittadina di Vigili del Fuoco di Prescott, un paese dell’Arizona circondato da immensi boschi. Nonostante l’ottima preparazione, anche per la dedizione al lavoro del suo sovrintendente Eric Marsh (Josh Brolin), la squadra è ancora un semplice gruppo di supporto e non è ancora riuscita a essere presa in considerazione per la certificazione che potrebbe far divenire i suoi uomini degli Hotshot, ossia fargli avere una paga migliore e, soprattutto, portarli in prima linea durante un intervento anche dal punto di vista decisionale (cosa che fa soffrire e spaventa Eric, spesso critico nei confronti delle decisioni di altri che coinvolgono anche il suo gruppo). In realtà, lo stesso Eric è il limite della sua squadra per il suo carattere non facile che lo ha portato più volte allo scontro, anche perché l’uomo è fortemente consapevole, vivendo circondato da una natura di cui egli stesso spesso fatica a riconoscerne la bellezza troppo cosciente delle sua pericolosità (definisce i suoi amati boschi ‘facile combustibile’). La mancanza di autonomia unita ad una paga più bassa e a un rischio più alto, porta alcuni uomini della squadra a lasciarla per lavorare nel reparto cittadino. Tra quelli che si presenteranno alla porta di Eric per riformattare il gruppo c’è Brendan McDonough (Miles Teller), un ex tossico quasi senza speranze che sta cercando di rimettersi in piedi essendo da pochissimo diventato padre e volendo dimostrare alla piccola e a sua madre che può essere degno di loro. Chiunque lo caccerebbe ma Eric, più simile a questi di quanto avremmo potuto pensare, lo lascia provare. E come Brendan ha chiesto aiuto facendo qualcosa che non credeva possibile, anche Eric, seguendo il consiglio di sua moglie Amanda (Jennifer Connelly), parla con Duane Steinbrick (Jeff Bridges), il capo dei vigili del fuoco della città, per chiedergli sostegno. Kosinski ci porta a scoprire un’Arizona ricca di boschi e cavalli, in cui le persone sono diffidenti e ti danno una mano solo quando riesci a dimostrare quanto sei duro. Ci parla di dipendenze di diverso tipo, della complessità dei rapporti e di prese di posizione date dalla parete a cui poggiarsi e dalla profondità dello sguardo, del movimento veloce delle nuvole e, soprattutto, di immagini bellissime che allo stesso tempo sono incredibilmente paurose.
#Si poteva fare di più ma sono uscita dal cinema soddisfatta. Ci sono dei luoghi in cui l’unica cosa che possiamo fare è addestrarci per evitare il peggio.