‘Love me like you do, lo-lo-love me like you do, touch me like you do, to-to-touch me like you, what are you waiting fooooor’?
Ma invece di farci vedere una saga in tre film, non potevano limitarsi alla sintesi del video della colonna sonora, Love me like you do di Ellie Goulding? Non appartiene al mio genere ma dura meno di cinque minuti mentre ogni film di Cinquanta sfumature a me è parso eterno. Bastava quel video musicale a raccontare il tutto. Non posso fare paragoni con i capolavori della letteratura da cui la storia è tratta perché non ho avuto ancora il piacere di leggerli ma mi chiedo dove sia finito l’erotismo che tanto sembra aver fatto scalpore rendendoli dei best seller. Della serie: davvero bastano nemmeno due micromillesimi di secondo in cui si intravede un pube e una stanza rossa per accendere le passioni del pubblico? Anche se questi frammenti sono inseriti in una sceneggiatura che ricalca le saghe per adolescenti stile Twilight?
Dopo che Anastasia, la nostra protagonista e ragazza della porta accanto interpretata da Dakota Johnson, è riuscita a far innamorare il bellissimo miliardario con le voglie estreme Christian Grey (Jamie Dornan) e a raggiungere con lui un equilibrio (non solo sessuale ma anche superando alcune ricadute e conseguenze delle perversioni – del passato? – di quel manzo), i due finalmente convolano a nozze. Cosa aggiungerà o metterà a rischio il sacro vincolo del matrimonio nel rapporto tra i due? La parola ‘rosso’ (che dà il titolo al film) utilizzata da Anastasia per fermare il gioco erotico quando va troppo oltre, potrà essere usata anche nella vita reale?
A prescindere dall’improbabilità di alcuni eventi narrati e dalla poco verosimiglianza dovuta anche all’incapacità attoriale delle figure coinvolte in questo progetto (ma ti pare, Dakota, che una sofferente in ospedale ha la schiena sollevata dal letto? Persino ne La Dottoressa Gio i malati erano più credibili) che rendono, però, il film quasi imperdibile perché regalano del momenti di ilarità infinita (soprattutto per quanto riguarda la parte ‘thriller’ che non vi vado a spoilerare ma anche per battute tipo ‘dovrei avere in casa qualcosa con cui legare il cattivo di turno’), alcune dinamiche del racconto arrivano persino ad offendermi. Possibile che una donna indipendente e lavoratrice sia così soggetta alle volontà del suo compagno? A prescindere dal cambio totale di look della protagonista (della serie, prima dell’incontro con il mega ricco eri sciatta mentre adesso della te di prima restano solo una frangetta e la coda di cavallo), ma ti pare che tuo marito possa permettersi di interrompere un meeting di lavoro e monopolizzare la tua vita? E la forza del tuo personaggio va ridotta solo alle crisi di gelosia? Anche le scelte più importanti, in questo film, paiono riconducibili al caso, come se non ci fosse la capacità di discutere una decisione che va in opposizione a quella del proprio compagno. Il messaggio che il film sembra dare è: bello che la donna lavori e che abbia i suoi amici, ma alla fine tutte vogliono essere controllate da un uomo che le domini in camera da letto e fuori e che sia, comunque, capace di assicurare l’ideale di famiglia di tradizionale delle favole di mille anni fa.
Beh, diciamo che le donne e le storie d’amore che rispetto sono l’opposto di questa rappresentazione.
Dove l’esplicitazione della tematica sessuale sembrava garantire la modernità, si torna a ricalcare un ‘e vissero felici e contenti’ di mille anni fa.

(L’unica cosa che salvo di Cinquanta sfumature è Seattle).