Il vulcano Eyjafjallajökull erutta, un re – ormai mera figura di rappresentanza, comandato a bacchetta anche da lontano da sua moglie – resta bloccato, proprio quando la sua nazione è in crisi, in un altro Paese.
Un re allo sbando comincia con il farti chiedere se esista un re del Belgio e che faccia abbia.
Fa ridere da subito, nel seguire i primi passi di questo piccolo gruppetto diplomatico improbabile composto da una rigida esperta di immagine e comunicazione, da un pomposo Maestro del protocollo del Palazzo Reale e dal cameriere di Sua Maestà. E da Sua Maestà, Nicolas III, altissimo, con una fisionomia tipica dell’area fiamminga, gli occhi bassi e con l’espressione di chi è altrove, forse nel passato o chissà.
Il narratore della storia è un documentarista che segue il re dal principio e procede con lui e lo staff del sovrano nel tentativo disperato di tornare a casa.
Credevo di trovarmi davanti a un piccolo film comico – del quale non mi convinceva il doppiaggio (ma va detto che odio sempre quando un doppiatore italiano cerca di imitare l’accento che farebbe un qualunque straniero parlando la nostra lingua; preferirei di gran lunga se fossero usati direttamente degli stranieri, nonostante sappia quanto questo possa essere poco conveniente) ma Un re allo sbando è molto più amaro di quello che sembra.
I personaggi, muovendosi in uno spazio non più istituzionale e riconoscibile, vedono sgretolarsi in parte il proprio ruolo, e la loro vera essenza – quella che non credevano di avere o che pensavano di aver perduto – ritorna in superficie. La schiena di Nicolas III si allunga, sembra più alto e anche se il viaggio è un disastro e tutti quelli che incontrano sono brutti o malati (le donne coi baffi, gli uomini con la pelle cotta dal sole e i denti storti), sembrano tutti bellissimi. Perché sembrano veri. Perché hanno a che fare con la vita. Ed è particolare che mentre me ne accorgo io, seduta in poltrona, vedo che lo sta facendo anche Re Nicolas sullo schermo.
Nonostante tutti i deliranti contrattempi lungo la strada, ci sono dei momenti in cui la corsa si arresta, i personaggi – che potrebbero essere in un film comico monodimensionali – si guardano attorno e sembrano ‘vedere’ sul serio e si capisce che c’è molto di più di quanto è stato detto.
E in quei momenti io non so più se voglio che Nicolas torni a casa.
[Il video post visione con la mia amica Irina]
La qualità del video non è fantastica (il tentativo era quello di non essere troppo 'formali' ma il risultato è sporco e possiamo solo migliorare) ma l'ospite sì: io e Irina siamo andate a vedere 'Un re allo sbando' e questo è quanto 🙂
تم نشره بواسطة Uanema في 13 فبراير، 2017