Che vi suoni strano o no, Leila, come la chiamano i suoi amici in Guerre Stellari, o Leia Organa, come le ci si rivolge nei libri e nei fumetti da cui è tratta la saga, o la Principessa Leila, come è per me, è la prima eroina dei film di azione, il primo eroe al femminile. Fino a quel momento le donne erano state sì protagoniste ma relegate al genere drammatico o romantico. Nei film di azione erano solo strumenti nelle mani degli uomini, vittime da salvare, seduttrici che distraggono l’eroe dal suo percorso o principesse per le quali combattere e a cui consegnare il tesoro conquistato.
Leila, invece, è molto di più. È l’eroe in prima linea, quella che salva Ian Solo ne Il ritorno delle Jedi, colei che non dimentica e che è pronta a ribattere al ‘Ti amo’ del suo compagno con lo stesso ‘Lo so’ che lui le aveva riservato tempo prima. Non è solo una donna bellissima e sensuale – il bikini metallico dorato che è costretta ad indossare come schiava ne ha fatto un’icona sexy della storia del cinema – ma usa le sue catene per sgozzare il suo aguzzino, è il Comandante della Resistenza ed anche è il miglior tiratore dell’Alleanza ribelle con il suo  ‘blaster’ (l’arma da fuoco più usata in Guerre Stellari) con cui uccide più di tutti i suoi compagni della prima trilogia di George Lucas.
È lei, l’eroina interpretata da Carrie Fisher, ad aver spianato il campo a personaggi come Ellen Ripley (Sigourney Weaver) della saga di Alien di Scott, Sarah Connor (Linda Hamilton) di Terminator di Cameron fino ad arrivare a Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence) della saga di Hunger Games di Gary Ross.
L’altra protagonista femminile ad avere spazio nella stessa storia (nei Prequel) è la regina di Naboo, Padmé Amidala (interpretata da Natalie Portamn), una leader che per muoversi in ambienti dai quali il suo rango e la sicurezza l’avrebbero estromessa, cambia identità con la sua guardia del corpo (interpretata da un’irriconoscibile Keira Knightley) ed è pronta a combattere accanto agli Jedi. Poi, anche il personaggio rientra un po’ nel cliché: l’amore proibito per lo Jedi Anakin Skywalker non le fa capire quanto questi sia accecato dalla sete di potere. Si lascerà morire quando lo saprà in fin di vita, nonostante la nascita dei loro figli, Luke e Leila (‘Sembra che nella tua ira tu l’abbia uccisa’ dirà il maestro Sith, Palpatine, a Darth Vader).

Alcuni critici hanno lamentano la scarsa presenza di donne nella saga di Star Wars. Osservando la locandina dell’attesissimo Star Wars: Gli ultimi Jedi, ottavo capitolo della saga originale che quest’anno ha compiuto quarant’anni, ci sono solo due donne in effetti. C’è chi pensa che questo sia dovuto ad un maggiore interesse dei maschi per il genere e chi crede che Star Wars non sia altro che lo specchio della nostra società dove le donne di potere, purtroppo, sono ancora troppo poche rispetto agli uomini e nello stesso mondo del cinema c’è, da anni, una polemica sulla parità di genere. In ogni caso, le donne in Star Wars si sono prese il loro posto d’onore. Accanto a Leila, la protagonista di quest’ultima trilogia – di cui il film nelle sale il 13 dicembre è il secondo capitolo – è Rey (Daisy Ridley) una ragazzina che, fino all’incontro con il droide BB8, l’ ex Stormtropper Finn e il Millennium Falcon, viveva di espedienti sul pianeta Jakku in attesa di un tanto desiderato e improbabile ritorno di una famiglia di cui non ha quasi ricordi. Ne Il risveglio della forza Rey scopre di avere dei poteri che fanno sospettare che sia lei uno degli ultimi Jedi a cui il titolo si riferisce. Quello di cui siamo certi, è che è lei, una donna, a ritrovare Luke Skywalker e a chiedergli di ritornare a casa.
Tra Il risveglio della forza e Gli ultimi Jedi c’è, inoltre, Rogue One, spin off che credo ci dia a rappresentazione femminile degna di nota: la sua protagonista, infatti, è Jyn (interpretata da un’altro volto acqua e sapone, Felicity Jones)  figlia di uno scienziato che darà la sua vita per la Resistenza. Anche lei farà la stessa cosa ma va sottolineato che tra lei e i suoi compagni non c’è alcuna differenza. Combattono tutti nello stesso modo, nessuno l’aspetta perché è più debole – perché Jin non è più debole – e lei non aspetta nessuno. E non c’è – finalmente – niente che vada oltre un amore che non sia quello tra individui rispettosi della forza gli uni degli altri, tra compagni di battaglia, tra esseri consapevoli della necessità del sacrificio perché ci sia speranza per il futuro.
In Star Wars ci sono madri, figlie volute e non volute, nascoste per l’amore immenso, ci sono galeotte, bariste, Stormtropper femmine, aliene, amanti, sorelle. Combattenti. Scegliete voi in chi immedesimarvi. Perché la forza è con voi.

Potete scaricare anche la versione cartacea – ILK_201712_uanema – pubblicata su ILikeIt Magazine.