Ci sono storie che pensiamo di conoscere bene. Battute che abbiamo sentito migliaia di volte, che ci hanno fatto ridere ogni volta come fosse la prima. Ci sono cose che dureranno per sempre. Perché sono fatte bene e hanno a che fare con l’infinito. Perché fanno parte della nostra vita, sanno di infanzia e felicità, della sensazione del sentirsi al sicuro e che tutto andrà bene.
Stanlio & Olio ad esempio.

Mi sono chiesta perché non avessi mai pensato alla vita personale di Stan Laurel e Oliver Hardy o a quanto fosse complicato e incredibile essere così bravi e fare quello che hanno fatto loro quando lo hanno fatto, ossia prima di tutti.
Avevo dato per scontato che il successo avesse loro portato ricchezza e che fossero colleghi e amici, come se le due cose dovessero andare insieme per forza, come se non avessi vissuto, come se non mi fossi guardata attorno.

Jon S. Baird mi porta dietro le quinte. Sceglie un momento particolare della vita dei due attori e della coppia comica di Stanlio & Ollio e mi fa vedere. Ci porta nel 1952, durante una tournée teatrale che i due attori fanno in Gran Bretagna e Irlanda quando sono anziani e quasi senza un soldo e hanno entrambi bisogno di qualcosa che li metta al sicuro per il futuro. Nel 1937, quando erano all’apice del successo, Laurel aveva tentato un accordo più vantaggioso per entrambi (che non avevo diritto a un centesimo per i diritti dei film che avevano girato) ma le cose non erano andate come sperava.

Steve Coogan e John C. Reilly (che per questa interpretazione è stato candidato ai Golden Globe del 2019 come migliore attore in un film commedia o musicale) sono incredibili, assolutamente incredibili. Si fa fatica a pensare che quelli che vediamo sullo schermo non siano i veri Stanlio & Ollio. Il film racconta il talento, la fatica, il sacrificio e la dedizione necessari al lavoro dell’attore. La capacità che è dietro quella che potrebbe sembrarla una ripetizione ad ogni replica dello stesso gesto ma, in realtà, è quello straordinario potere che solo i bravi attori hanno di richiamare, ogni volta, quella precisa emozione che porta a quell’azione lì. Che potrebbe sembrarvi uguale ma che ogni volta è diversa. Magia. Il film racconta il riconoscimento, di due uomini e due artisti che hanno lo stesso approccio, la stessa immensa capacità, e che li rende insostituibili l’uno per l’altro e che rende maniacale la ricerca della prossima battuta, del prossimo gesto, del prossimo passo di danza insieme.

Io li ho riconosciuti e adorati. Bellissimo.