La verità spesso non è proprio come la raccontiamo. Può capitare che abbiamo interpretato delle cose che ci sono accadute in un modo che non corrisponde al racconto di qualcun altro che era con noi. Ma capita anche che il nostro cervello ometta a noi stessi un particolare che cambia tutto. Perché magari non ritiene sia importante per il nostro interlocutore oppure perché abbiamo fatto qualcosa di cui ci vergogniamo o perché al momento non ci sembra un aspetto fondamentale anche se poi un giorno lo diventerà. Chi può dire tutti i motivi per i quali abbiamo modificato, anche non consapevolmente, un avvenimento nella nostra memoria…Poi quel frammento – la mano che saluta di nascosto, il gesto di strappare una lettera che credevamo di aver spedito, la sfumatura di una ciocca di capelli – non si riesce più a metterlo al suo posto, fino a non capire, a non ricordare più, quale sia la verità.
Tony (Jim Broadbent, premio Oscar come attore non protagonista per Iris – Un amore vero, conosciutissimo per il ruolo di Zidler in Moulin Rouge! e per quello di Horace Lumacorno nella saga di Harry Potter) è un pensionato londinese che ancora lavora in un piccolo negozio di macchine fotografiche analogiche di pregio, ha un rapporto decente con sua moglie Margaret (Harriet Walter) e ha una figlia (Susan interpretata dalla star della serie Downton Abbey Michelle Dockery) che sta per diventare genitore per la prima volta. Ha un carattere particolare, un umorismo british che infastidisce ma chiama il riso, fa tenerezza perché è goffo ma cerca di essere presente e di essere di aiuto alla sua famiglia, anche se spesso è concentrato esclusivamente su di sé. Riceve in testamento una lettera da parte della madre del suo primo grande amore, Veronica Ford (nel ricordo, interpretata da Freya Mavor, una dei ragazzini turbolenti della serie Skins), che gli comunica di avergli lasciato qualcosa. Questo qualcosa, scoprirà Tony, è il diario del suo migliore amico di allora, Adrian (Joe Alwyn che, senza ciuffo biondo, abbiamo seguito nel tremendo – come impatto dico – Billy Lynn – Un giorno da eroe di Ang Lee) che però non riuscirà a recuperare dato che lo ha preso Veronica e si rifiuta di cederglielo. Tony non ha mai parlato a nessuno di questa parte del suo passato e cercherà di dipanare la matassa dei suoi ricordi fino a trovare un senso, una giustificazione, una motivazione al disprezzo e alla dimenticanza, al dolore e alla vergogna, anche con il sostegno della sua non classica famiglia e del futuro che verrà.
Ritesh Batra, il regista indiano, si è imposto sulla scena internazionale con il film Palma d’Oro al Festival del Cinema di Cannes 2013 The Lunchbox – che riflette su un legame che si sviluppa attraverso la consegna sbagliata di un cestino per il pranzo, pellicola di una delicatezza infinita che dovete assolutamente vedere se non lo avete già fatto – ed ha presentato al festival del Cinema di Venezia ’17 la sua nuova opera Le nostre anime di notte (tratto da un libro splendido di Kent Haruf che ho adorato) con Robert Redford e Jane Fonda. Come quest’ultimo, anche L’altra metà della storia è tratto da un romanzo di grande successo, nello specifico Il senso della fine di Jules Barnes, vincitore del Book Prize del 2011, che ha aperto una grande discussione sul suo finale anche sul web. In realtà, da noi la pessima traduzione del titolo ha fatto perdere parte delle sfumature del racconto, delle chiavi di lettura e, più banalmente, l’omaggio letterario di Barnes all’opera dell’accademico Frank Kermode, The sense of an ending: studies in the theory of fiction, e si è perso quasi totalmente l’ipotetico riferimento ad una riflessione sulla teoria della finzione.
Batra dirige il racconto in modo molto classico, disegnando le atmosfere del passato e del presente con una carezza accompagnata da una colonna sonora di tutto rispetto e da un cast di altissimo livello. Stona il doppiaggio italiano che pare artificioso come buona parte dei dialoghi e distrae e ferisce la voce di Carlo Valli, doppiatore storico di Robin Williams e di Broadbent, che segue e commenta una storia piena di contraddizioni, di punti morti, parole che sembrano appartenere a una sola mente e attribuite a più personaggi per far quadrare il cerchio, risposte che non verranno mai date e ferite che sembrano far ancor più male perché paiono venire dall’aldilà.
‘La nostra vita non è la nostra vita, ma solo la storia che abbiamo raccontato. Una storia che abbiamo raccontato agli altri, ma, prima di tutto, a noi stessi’.
Io e la mia amica Connie dopo la visione del film:
Le cose che ricordi non è detto siano andate così. Io e la mia amica Connie all'anteprima del film 'L'altra metà della storia'.#LAltraMetaDelaStoria Bim Distribuzione The Sense of an Ending Ritesh Batra Julian Barnes Jim Broadbent Harriet Walter Michelle Dockery Emily Mortimer Charlotte Rampling
Geplaatst door Uanema op dinsdag 17 oktober 2017