Riflettendoci, la prima cosa che mi viene in mente pensando genericamente alla mummia è che è stato uno dei costumi di Carnevale preferiti dalla mia generazione durante l’adolescenza, quando se ti vestivi da Tartaruga Ninja, da Zorro o da Principe Azzurro ti sentivi un po’ sfigato e spesso non avevi abbastanza budget per permetterti molto altro. E poi vestirsi da mummia era facile: un rotolo di carta igienica o delle bende fatte con delle lenzuola vecchie della zia trafugate prima che la signora delle pulizie potesse farne degli stracci per la polvere e si era a posto (anche se io e mio fratello più grande potevamo sempre ricorrere ad un comodo abito da chirurgo preso in prestito da papà).
La Mummia è il remake che la Universal ha affidato ad Alex Kurtzman (quello di Mission Impossible III, The Island, Transformers, Star trek ma anche di Xena Principessa Guerriera, Hercules e ideatore di quella chicca costituita da The Fringe), prima pellicola da inserire in un maestoso progetto di riproposizione dei film (definito come Dark Universe) con protagonisti i vari mostri che hanno caratterizzato le storie distribuite dalla casa di produzione negli anni ’20-’30 in cui (sempre se la Universal proseguirà con il suo progetto, dal momento che al botteghino La Mummia non sta andando benissimo) Johnny Deep dovrebbe vestire i panni de L’uomo invisibile, Dwayne Johnson quelli de L’uomo lupo, Javier Bardem quelli di Frankenstein e Russell Crowe quelli del Dottor Jekyll.
In questo remake dimenticatevi la classica mummia che terrorizza gli uomini muovendosi fasciata da bende: qui Sofia Boutella, che interpreta Ahmanet (la principessa mummificata), di bende addosso ne ha proprio poche ma rende comunque molto bene il dolore del sentirsi tradita dal padre che l’aveva preparata ad essere sovrana, l’invidia e il desiderio di vendetta che la spinge a una quasi immortalità e il senso dell’essere mostruoso e senza scrupoli in cui si è trasformata. Sono desideri umani quelli che hanno mosso Ahmanet fino alla sua trasformazione in una sorta di bestia e sono gli stessi del primo film del 1932 su questa figura ormai mitica, in cui la mummia Imhotep (nei panni della quale c’era Boris Karloff, attore inglese poi specializzatosi in figure mostruose – è suo anche il volto di Frankenstein) cerca di uccidere la donna nella quale si è reincarnata la sua amata principessa egizia (interpretata da Zita Johann) per ricongiungersi a lei. Cosa c’è di più umano e al tempo stesso mostruoso dell’amore?
Tutte le riproposizioni della prima ‘mummia’ ci raccontano storie più o meno diverse in cui è protagonista la stessa figura, un esploratore più o meno fortunato nell’aver ritrovato un tesoro in cui è compreso un misterioso sarcofago, una maledizione e una storia d’amore e/o di morte, a differenza di altri mostri Universal in cui le varianti sul tema sono minime (basti pensare alla figura di Frankenstein).
In questo film, Tom Cruise è Nick Morton, un soldato americano che durante una missione in Medio Oriente, ricerca, con la complicità di un commilitone, il sergente Vail (Jake Johnson), dei tesori da rivendere al mercato nero. Durante una di queste ‘imprese’ si è imbattuto nell’archeologa Annabelle Wallis (Jenny Halsey) a cui ha rubato, dopo una notte di passione, i riferimenti per ritrovare un preziosissimo tesoro. In modo molto rocambolesco, il gruppo riporta in superficie, nemmeno troppo consapevolmente, un sarcofago maledetto che custodisce al suo interno il corpo della principessa Ahmanet, mummia ancora in cerca di concludere un rituale che le consenta di governare il mondo.
La storia è ricca di scene d’azione e di colpi di scena, per fortuna spesso accompagnati da un taglio ironico che accoglie l’esclamazione ‘che altro deve succedere?’ visto l’elevato numero, in due ore di film, di incidenti aerei, inseguimenti e fughe, tempeste di sabbia, rischi di annegamento, attacchi da parte di insetti e roditori…Gli effetti speciali e la capacità degli attori (a parte Jenny Halsey che sembra richiamare per colori e abbigliamento ma non per bravura Kathleen Turner nella sua interpretazione del personaggio di Joan Wilder ne L’inseguimento della pietra verde e il fatto che Tom Cruise venga scelto spesso per interpretare personaggi molto simili) rendono fluido e senza intoppi lo scorrere del racconto, sempre considerando il genere e le aspettative che un prodotto del genere può creare. Non si perdonano però agli sceneggiatori strafalcioni come l’utilizzo dei Crociati che sembrerebbero aver rubato un pugnale fondamentale per il rito di Ahmanet né il renderli degli zombie per creare un altro disturbo al povero Nick (ci siamo chiesti se sarebbero entrati anche dei vampiri o delle mucche volanti, così, a caso).
Ma, nonostante tutto questo, ho ancora voglia di sapere come andrà a finire…
Sono andata a vedere La mummia con il mio amico David Amrami con cui ho camminato scalza sull’asfalto cocente di Tel Aviv dopo aver rotto un sandalo.