La prima volta che Mirko, il mio amico educatore, mi ha parlato di Giuseppe, uno degli ospiti della cooperativa il Carro con un disturbo ad alto funzionamento, e della sua passione del cinema, della sua idea di chiedergli di raccontarci il suo sguardo sul cinema per dargli degli stimoli durante l’isolamento impostoci dal Coronavirus che andassero nella direzione del suo altissimo potenziale, ho pensato a mille titoli che Giuseppe avrebbe potuto amare e di cui avrebbe scelto di scrivere. Ma non a questo. Insomma, come primo sguardo sul mondo di Giuseppe, non mi aspettavo che Giuseppe ci proponesse Pasolini. Eppure, anche se io penso al cinema, ma al cinema cinema, alle immagini che mi vengono in mente quando penso al cinema in generale, all’opera filmica, anche a me viene in mente Pasolini. Mi viene in mente Pasolini e mi vengono in mente le facce dei film di Pasolini, quelle facce che difficilmente vengono scelte oggi, difficilmente ci vengono proposte oggi, quella bellezza naturale e diversa di quei corpi, quella verità, quel candore che quasi imbarazza. Così come imbarazza la verità di Giuseppe ogni tanto, perché ti fa sorridere e ti chiede di stare sullo stesso livello. Di verità. E quello che lui vede è semplice come i paesaggi del mio amato Sud, gli orizzonti che carezza Pasolini coi piedi scalzi di Gesù, scegliendo il racconto e lo sguardo di Matteo, un esattore delle tasse di Cafarnao che mollò tutto per seguire il Messia, il Salvatore, un ragazzino solitario e nostalgico. Un film sulla speranza che va oltre la religione. Questo è quello che ne scrive il mio nuovo amico Giuseppe:

Giovedì 2 aprile, nel pomeriggio, ho visto sul computer il film “Il vangelo secondo Matteo” diretto da Pier Paolo Pasolini nel 1964.  Mi è piaciuto molto perché ricostruisce perfettamente vari episodi della vita di Gesù Cristo, narrati per l’appunto nel vangelo di Matteo. Suggestiva l’ambientazione, nelle campagne della Basilicata, molto bravi gli attori, che non erano dei professionisti. Non c’è un vero protagonista, è un’opera corale. Eccellenti le citazioni evangeliche nel corso del film, buoni i sottotitoli in lingua inglese. Mi sono piaciute in particolare due scene: il Discorso della Montagna, con le beatitudini, e la vicenda della Passione, Morte e Resurrezione di Cristo, che conclude il film. Magistrale, a mio giudizio, la regia di Pasolini.