Mi sono domandata più volte se il titolo Civiltà perduta della versione italiana di The lost city of Z (film di James Gray tratto da un omonimo romanzo di David Grann) sia stato scelto per una volontà del distributore di sottolinearne una matrice più seriosa. Effettivamente The lost city of Z, anche se rende esplicito il tema della ricerca di qualcosa di poco definito, richiama un po’ troppo i fumetti della Disney con protagonista Indiana Pipps o comunque un prodotto molto diverso da quello che ci siamo trovati di fronte.

Percy Fawcett è uno dei grandi esploratori dei primi anni del ‘900. Charlie Hunnam perde trenta chili in nove settimane e ne veste i panni. Percy è un uomo abile, estremamente intelligente ma paga le pene del comportamento dissennato di suo padre, nobile che sembra aver dilapidato tutto il patrimonio di famiglia in alcol e scommesse. Nonostante il suo valore sia riconosciuto, viene escluso il più possibile dall’alta società in cui dovrebbe e potrebbe essere compreso per le colpe di un genitore che forse non ha nemmeno mai incontrato. Il mondo descritto è ancora diviso in classi sociali; è uno spazio molto piccolo che impone le sue regole anche al resto, al più grande e sconosciuto. È un mondo razzista. Percy è sposato con Nina (interpretata dalla bravissima Sienna Miller), una donna molto affascinante ed emancipata che sostiene suo marito il più che può, conscia delle difficoltà della loro posizione. Il rapporto tra i due è paritario: lei ‘si permette’ di dire la sua e, persino, di dissentire dalle posizioni di suo marito. C’è una carica sessuale non indifferente tra i due (infatti, ogni volta che Percy torna a casa trova un nuovo nato e lei resta nuovamente incinta…) e la loro vita insieme è (e lo sarebbe probabilmente stata anche se lui non fosse stato quasi sempre lontano) molto diversa da quella delle coppie dell’epoca.
La Royal Geographical Society contatta Percy: ha bisogno delle sue competenze militari per una spedizione che esegua la mappatura del percorso del Rio Grande e definisca i confini tra Brasile, Bolivia e Perù per evitare guerre tra gli stati sudamericani e consentire agli europei di continuare a sfruttare quel territorio.
Per Percy e la sua famiglia potrebbe essere un’occasione di riscatto e, in caso di successo, di fama.
Quindi Percy parte. Al suo fianco, uno studioso molto particolare, anch’egli militare, che, per prima cosa lo mette alla prova: Henry Costin, interpretato da Robert Pattinson (che ultimamente ritroviamo spesso in ambientazioni vittoriane – il 29 giugno uscirà in più copie un film di cui vi abbiamo già parlato, The Childhood of a leader di Brady Corbet https://uanema.net/the-childhood-of-a-leader/ ) gli si presenta solo dopo averlo studiato per qualche giorno durante la traversata per il Sudamerica ma poi lo segue, quasi fino all’ultimo.
Il resto è storia.
Una storia che deve aver molto appassionato chi ne ha scritto (David Grann) e chi ha ridotto il racconto a film e lo ha girato (James Gray) anche se il film resta un po’ in bilico tra due nature e volontà diverse, tra l’essere un prodotto commerciale (pregiudizio che dipende un po’ anche dalla scelta di un determinato tipo di volti – capiamoci, Hunnam e Pattinson sono due bravissimi attori ma devono ancora svincolarsi dai ruoli del passato e interpretare personaggi che consentano a loro di fare un saltino verso l’alto – e dalla promozione che lo vende come un simil Indiana Jones) e o un film più autoriale (l’ossessione richiama antesignani del genere come Aguirre, furore di Dio del 1972 di Werner Herzog ma l’assenza di un’approfondimento di alcune tematiche – nonostante le più di due ore di film – rischia di banalizzare alcuni rapporti e rendere alcuni personaggi a sterili macchiette).
Nella mia mente restano, però, alcune inquadrature – una bambina che corre nel fango, il dettaglio di una bussola e una scena onirica di fiaccole e ombre verso il finale – che mi convincono che la strada battuta poteva essere quella giusta e che mi fanno aspettare il prossimo film di Gray.
E mi fanno venire ancora voglia di partire e riconoscermi – o disconoscermi – nel diverso.

Ad accompagnarmi a vederlo (e a tenermi la testa che rischiava ogni tanto di cadere) c’era il mio amico Daniel.

Civiltà perduta

Da ieri nelle sale cinematografiche italiane c'è #CiviltàPerduta di James Gray con Charlie Hunnam International, Robert Pattinson, Sienna Miller, tratto da un romanzo di David Grann e distribuito dalla Eagle Pictures. Il mio amico Daniel Calderon Jimenez sì è perso con me in questa giungla per più di due ore (grazie grazie grazie…prossima volta leggerezza e brevità! 🙂 )

تم نشره بواسطة ‏‎Uanema‎‏ في 23 يونيو، 2017