Il giorno del mio ventunesimo compleanno mi imbarcai da Genova su una goletta a tre alberi che batte ancora oggi bandiera polacca, il Pogoria. A bordo, a completare l’equipaggio con me e un altro marinaio di Novi Ligure in una folle crociera sotto la neve, c’erano dei ragazzi di un orfanotrofio di Gdynia, al nord della Polonia, accompagnati da vari operatori sociali e un prete. Che si trattasse di un prete non ha molta importanza ai fini di questa piccola introduzione ma Piotr lo era e lo è, oltre ad essere un ottimo navigatore e una bravissima persona. Non ricordo esattamente come accadde ma iniziò a parlarmi dei rapporti. Prese una cima e mi chiese di tenere l’altro capo.
‘Vedi, qualunque tipo di rapporto è come una cima (per chi non fosse pratico, una cima su una nave è una corda). Una parte devi tenerla tu e l’altro capo deve essere tenuto dall’altro. Sennò non regge. Con il tempo può succedere che la cima si spezzi perché possono esserci attriti o discussioni che portano alla rottura’ – e tagliò la cima – ‘ma se vuoi puoi fare un nodo e sistemarla. E questa cosa può accadere più di una volta nel corso del tempo. Il problema è che ognuno di noi è sempre portato a guardare il nodo e a considerare che le cose non sono più come prima. Ma vedi, se alzassimo gli occhi, ci renderemmo conto che quei nodi non hanno fatto altro che diminuire la distanza tra di noi e renderci più vicini’.
Dopo essere uscita dalla visione di Grandi bugie tra amici di Guillaume Canet ho pensato a queste parole di Piotr, ai miei amici di sempre, a quelli che mi sono fatta recentemente e che, ogni volta che ritrovo dopo che sono stata inghiottita da altro, penso siano fantastici o tremendi o diversi o sempre gli stessi. I miei amici.
I suoi amici sono quelli che Max (il mio attore francese preferito François Cluzet, quello che avete visto ovunque anche se non vi ricordate il nome ma che sicuramente avete adorato su una sedia a rotelle in Quasi amici – Intouchables di Olivier Nakache e Éric Toledano) scopre muoversi di soppiatto attorno alla sua casa di vacanza a Cap Ferret, la stessa di Piccole bugie tra amici, il film uscito nelle sale dieci anni fa. Max è sempre Max, anche se sta divorziando da Veronique (Valérie Bonneton, un’altra faccia di quelle che dicono ‘oh, è lei’, protagonista in Tutta colpa del vulcano, Supercondriaco – Ridere fa bene alla salute, Benvenuti… ma non troppo), ha una nuova compagna (l’unica attrice del cast non ancora nota, Clèmentine Baert) e sta per perdere tutto. Quindi è Max, ma non è Max. E non è l’unico a essere lo stesso ma ad essere cambiato. Marie (Marion Cotillard…davvero devo dirvi chi è?) ha perso la sua fiducia nei confronti dell’esistente ed ha un figlio che dimentica sui taxi; Éric (Gilles Lellouche, tra gli altri in C’est la vie – Prendila come viene, Parigi, Adèle e l’enigma del faraone, È arrivato nostro figlio) è un padre single di una bambina di dieci mesi; Antoine (Laurent Lafitte, attore residente de La Comédie-Française che ha anche presentato la cerimonia di apertura e di chiusura del festival di Cannes nel 2016 – oltre a recitare nel film in concorso quell’anno Elle di Paul Verhoeven) fa l’assistente per Éric ed è ingenuo come un tempo; Vincent (Benoît Magimel, Palma d’Oro a Cannes per La pianista di Michael Haneke, ex marito di Juliette Binoche e protagonista della serie Netflix Marseille) cerca di tenere tutto insieme, il suo amore per Max che non potrà mai avere come vorrebbe, una mai resa esplicita richiesta di perdono a sua ex moglie Isabelle e suo figlio e la sua nuova storia con Alex (il vero ballerino Mikaël Wattincourt); Isabelle invece (la versatilissima Pascale Arbillot di Parlez-moi de la pluie di Agnès Jaoui) dopo il divorzio con Vincent si è scoperta più libera e al centro del suo mondo di quanto avrebbe mai pensato. Sono tutti di nuovo nella stessa casa. Di nuovo insieme, a chiedersi perché.
Piccole bugie tra amici era un film con attori quasi sconosciuti (a parte François Cluzet che, anche per una questione anagrafica, aveva già avuto occasione di farsi apprezzare) che ha poi contribuito al loro successo. Guillaume Canet aveva scritto la sceneggiatura dopo che era stato in ospedale senza che nessuno dei suoi amici fosse andato a trovarlo e la realizzazione del film era stata molto difficile per lui. Ritornare a quei personaggi era cercare di capire perché si scelga di restare accanto alle stesse persone anche dopo vent’anni, come nel caso dei suoi protagonisti. Grandi bugie tra amici è un film molto divertente, per nulla stupido, con una sceneggiatura che presenta tutti senza escludere nessuno, rendendo ogni personaggio fondamentale per la formazione e per la scoperta degli altri, oltre che di sé. È un film che fa riflettere, che commuove, superando il rischio che ogni sequel porta con sé grazie ad una scrittura brillante e un cast eccelso. Si sarebbe potuti andare un poco più a fondo ma forse ci si sarebbe fatti troppo male. Quindi, personalmente, ho apprezzato la leggerezza, sintetizzata da una fugace comparsa di una figura del passato ma sempre presente, il cui amore condiviso da tutti i personaggi è uno dei mille motivi per cui è probabile che saranno amici per sempre, un pollice in sù per dire che le albe condivise non si potranno mai cancellare e che la vita insieme può rendere tutto più superabile. Più facile. O più difficile.
A seconda dei casi. Se a un certo punto, abbiamo scelto di fare il nodo alla cima spezzata, tanto vale guardarci in faccia. Altrimenti, sai che noia.