Se potete, evitatelo.
Non mi è mai spiaciuto James Franco. Non mi è mai parso particolarmente brillante ma ho sempre apprezzato il calore che ha messo nei suoi progetti, l’idea dietro le cose, il cervello oltre quel sorriso che avrebbe (e che magari gli ha) aperto delle porte facilmente. Soltanto l’idea di fare un film prendendo spunto da un testo di John Steinback mi era sembrata valida di rispetto, figuratevi poi quando ho visto gli attori che avrebbero partecipato a quel progetto…Robert Duvall, Vincent D’Onofrio, Ed Harris, Bryan Cranston, Sam Shepard ma anche i più noti per le giovani generazioni Josh Hutcherson (Pete della saga di Hunger Games), Zach Braff (J.D. di Scrubbs), Selena Gomez (cantante e attrice famosa per alcune serie della Disney), Keegan Allen (Tobi della serie Pretty Little Liars)…Insomma, mi era parso un po’ da furbi (ma chi non lo è?) includere i propri amici in un progetto. Immaginavo che invece di passare per casting e agenti vari, gli era bastato organizzare una cena o fermare uno dei suoi amici per strada interrompendo il loro shopping e dirgli: ‘Ho in mente questo…’ Ed ecco lì la base per il film, In Dubious Battle – Il coraggio degli ultimi.
1933 Stati Uniti. La Grande Depressione si fa ancora sentire. I braccianti si muovono nei territori della nazione per poter trovare un lavoro stagionale nei campi, ma i padroni pagano poco perchè c’è molta manodopera di disperati a disposizione. Jim Nolan (Nat Wolff) è solo un ragazzo, figlio di un attivista politico ucciso dalla polizia durante alcuni scontri. Si reca in una sede del ‘Partito’ in cui suo padre era conosciuto per poter dare una mano. Viene reclutato immediatamente da Mac (James Franco), addirittura marxista -leninista, che si reca con lui in uno dei campi di mele della California in cui ci sono dei problemi: i proprietari delle terre hanno ridotto di più della metà la paga ai braccianti, lasciandoli senza alcuna scelta perché privi anche di quel poco che avevano che gli è servito per il viaggio per arrivare fin lì. I lavoratori giorno dopo giorno, spendono, per sopravvivere, più di quello che guadagnano. Mac e Jim vogliono convincerli a ribellarsi per creare un futuro con condizioni migliori per tutti. Riusciranno? E le loro intenzioni sono davvero così chiare?
Il film è lunghissimo, senza alcuna necessità. Alcune scene sembrano prive di senso, come se, nel montaggio finale, si fosse deciso di tagliare ciò che le precedeva. Così ritroviamo la bella Lisa (Selena Gomez) accanto al corpo di Jim quasi svenuto dalla fatica (perché?) o la figlia del padrone Vera (Analeight Tipton) che si approccia a Vinnie (Josh Hutcherson) solo per farsi accompagnare ad una staccionata (non ci poteva andare da sola?) dove cercare di boicottare (ovviamente senza bisogno di Vinnie) lo sciopero dei braccianti. Mancano proprio le motivazioni dietro i gesti e le direzioni prese dai personaggi. Per non parlare del disappunto ogni qual volta uno di loro sale su una panca, una tavola, un palco per pronunciare un discorso…Meglio le poesie di Natale dei nostri nipoti all’asilo. Si poteva – e doveva – fare molto di più e meglio.
Non basta essere un buon attore e delle buone intenzioni (come il raccontare gli ultimi) per poter essere un buon regista. Sappiatelo.
(Mi chiedo ancora con quale coraggio lo abbiano presentato alla 73° Mostra internazionale d’arte del cinema di Venezia).