Cuffiette nelle orecchie, musica a palla e occhiali da sole. Non mancano mai.
Metti la mano sul cambio e parti. A ritmo, contro-ritmo, in battere o levare, come vuoi tu, ma tu e quella macchina scomparite il più in fretta possibile. Più o meno queste sono le regole. Lo chiamano Baby (Ansel Ergort) perché ha la faccia da ragazzino. Ci sono tante canzoni che contengono il suo nome, gli dice Deborah (Lily James che avete visto come Cenerentola della Disney nel film di Kenneth Branagh), la cameriera di un bar di cui è abituè. Baby fa l’autista di rapine per Doc (Kevin Spacey), un criminale che cambia gli elementi della sua squadra per ogni colpo; ma lui mai. Come fosse un portafortuna. Quasi tutti i suoi compagni di rapina, vecchi e nuovi, credono sia malato (autistico?), perché non parla quasi mai, ascolta continuamente la musica e porta sempre – ma sempre sempre – gli occhiali da sole.
Baby non fa una piega; l’unica emozione sembra essere il vergognarsi del suo modo di guadagnare disonesto con il suo tutore, Joseph, in sedia a rotelle, muto e nero (interpretato da CJ Jones che è, dopo questa esperienza, il primo attore nero muto a recitare in un film di una major…ed è incredibile il lavoro che fa da trentacinque anni; vi invito a guardare questi due video per farvi idea della grandezza di questo artista meraviglioso:
https://www.youtube.com/watch?time_continue=267&v=3VScWWzCV0g
https://www.youtube.com/watch?time_continue=125&v=lhGv3Au7sjY 
); ma poi scopriamo che non ha grandi scelte: Doc lo minaccia e, anche se l’incontro con Deborah (lei e Joseph sono gli unici che hanno un nome ‘vero’ in tutto il film, gli unici che hanno sostanza, che sono veri tanto da meritare cura) gli fa venire voglia di avere un destino migliore, almeno per un po’ Baby dovrà continuare.
La sua storia l’abbiamo già vista un milione di volte perché Edgar Wright – il regista – la riempie di atmosfere e citazioni di film che fanno parte della nostra storia (tra tutti Monster & Co.,  L’alba dei morti dementi, La fine del mondo, Colpa delle stelle, 2 Fast 2 furious – secondo mio fratello -, Hot Fuzz, Scott Pilgris vs. the world) ed è zeppa di canzoni che tutti abbiamo ballato e canticchiato almeno una volta nella vita. Il punto di partenza è The Driver di Walter Hill (che ‘compare’ in un cameo sonoro nel finale) del 1978 ma il ritmo è aumentato, i colori sono ‘sparati’ e tutto è carico e si muove attorno a Baby che, invece, sembra avere un passo interno tutto suo; forse quello delle emozioni, ovattato da un difetto acustico figlio di un incidente in cui ha perso tutto. Marchio della tragedia che cerca di coprire con la musica.
Wright racconta la storia di un quasi sordo riempiendola di musica; mischia i generi e questa storia d’amore e gangster ha momenti splatter da film da brivido e attimi di comicità da sbellicarsi dalle risate.
Resta amarezza per un finale scontato, un po’ didascalico, ma l’opera intera risulta grandiosa come gli attori che la interpretano  – Kevin Spacey, Jon Bernthal, Jon Hamm, Eiza Gonzàles, Jamie Foxx – che si prestano ‘al gioco’ con la maestria da premi che li accomuna.
E non c’è niente da fare: anche se quando esci dalla sala ti arrabbi un pochino per il finale, questo racconto qui ti resta poi addosso per settimane.
E nei giorni dopo la visione, se ti incontro per strada con delle cuffie, lo so che stai ascoltando questa colonna sonora da urlo.

Mio fratello vive a Londra. Ha visto il film a giugno e ne abbiamo parlato insieme.

Cuffiette nelle orecchie, occhiali da sole e mano sul cambio. Io e mio fratello Andrea lo abbiamo visto in due paesi diversi. Ma è piaciuto ad entrambi. Baby Driver – Il genio della fuga Edgar Wright Ansel Elgort Kevin Spacey Lily James Jon Bernthal Eliza gonzales Jon Hamm Jamie Foxx Sky Ferreira Flea Warner Bros. Pictures

Posted by Uanema on Wednesday, September 6, 2017