Nelle borgate, nei vicoli, rin’t e quartier’, i nomi vengono dati per dinamiche particolari.
Il Santo protettore, i nonni o la zia di cui si spera si riceva l’eredità, l’amico morto in un incidente stradale o con una malattia, il titolo di una canzone, il nome di un profumo, addirittura di una marca (!) o di un grande di cui si spera che in futuro ci sia lo stesso carisma.
A Napoli negli anni di Maradona il nome più diffuso per i maschietti era Diego e per le femmine Suellen, dato che era difficile staccare quelle ‘vrenzole’ panciute dalla tv durante la messa in onda di Dallas.
Per questo, Fortunata è un nome che mi suona strano per un personaggio come quello descritto nel film di Sergio Castellitto. Il personaggio interpretato da Jasmine Trinca mi sembra troppo ‘scritto’, così come il suo migliore amico, Chicano (nei cui panni c’è Alessandro Borghi, candidato per questo ruolo come miglior attore non protagonista ai Nastri d’argento 2017 che si terranno tra poche settimane a Taormina).
Ma chi è che in una periferia chiama una ragazza Fortunata? E Chicano?

Detto questo, Fortunata è un libro che non è stato mai scritto da Margaret Mazzantini (scrittrice di successo e moglie del regista di questo film). È rimasto nell’aria questo personaggio finché Castellitto non ha deciso di farne un personaggio di un film, chiedendo alla donna al suo fianco di scriverne una sceneggiatura e a Jasmine Trinca (con cui avevano lavorato per Nessuno si salva da solo) di interpretarlo.

Ad agosto a Roma restano solo quelli che sono costretti a lavorare. Fortunata barcolla sulle sue zeppe nel caldo afoso di Torpignattara trasportando il suo bauletto da parrucchiera a domicilio e sua figlia Barbara, di otto anni, in un quartiere romano pieno quasi esclusivamente di cinesi. Si sbatte perché il marito con cui sta cercando di divorziare (interpretato da Edoardo Pesce, candidato per questo ruolo e per la sua performance in Cuori puri di Roberto De Paolis – anche lui – come miglior attore non protagonista ai Nastri d’argento) non le passa niente e vuole aprire un negozio da parrucchiera per essere indipendente e garantire stabilità alla bambina. Barcolla anche il suo amico Chicano, malato, con un passato di dipendenze e con a carico una madre, ex attrice teatrale (Hanna Schygulla che ha una lunghissima filmografia alle spalle) che inizia a sgretolarsi a causa dell’Alzheimer; dovrebbe essere socio e la spalla a cui Fortunata dovrebbe potersi appoggiare ma spesso ha paura di sostenerla come dovrebbe o incasina tutto perché proprio non riesce a tenersi su nemmeno da solo. L’unico che sembra riuscire a reggersi (perché anche Franco, l’ex marito, torna sempre a bussare alla porta di Fortunata e ha bisogno di umiliarla per sentirsi a posto) è Patrizio (Stefano Accorsi), lo psicologo da cui è stata mandata la piccola Barbara dopo una segnalazione fatta nel campo estivo in cui la madre la manda quando non può portarla con sé a lavoro. A un certo punto Fortunata pensa di potersi appoggiare a lui, così diverso da tutto quello con cui è abituata ad avere a che fare. Ma chissà.

Fortunata è, per me, un film incompleto, un’intuizione su cui si sarebbe potuto fare di più. Il racconto esaspera quella che è una realtà riconoscibile, allontanando in questo modo i suoi personaggi dallo spettatore. Tutto sembra un po’ troppo, un eccesso, a partire dal giallo dei capelli di Fortunata fino ai cinesi che si allenano sotto la pioggia. La recitazione di Jasmine Trinca e di Stefano Accorsi (checché ne dicano i critici e i premi ricevuti) è fin troppo sopra le righe e sembra ricalcare – senza carpirne la sostanza – la recitazione di altri che si sono imbattuti in psicologie simili (Penelope Cruz in Non ti muovere per lei e Sergio Castellitto per lui, soprattutto nella scena dell’inseguimento a bordo fiume che a me è risultata quasi ridicola). Inoltre, la sceneggiatura mette in bocca a questi personaggi riferimenti e dialoghi che non potrebbero esistere (un esempio su tutti, i continui rimandi al mito di Antigone che mi sono sembrati assolutamente fuori contesto).
Peccato perché il modo in cui Castellitto inquadrava questa donna, come fosse tra le macerie del dopoguerra come lui stesso ha dichiarato in un’intervista, non mi è dispiaciuto, così come ho apprezzato la scelta di raccontare questi italiani, i derelitti, quelli che non ce la fanno ad arrivare a fine mese ma giocano all’enalotto, quelli che sperano in un miracolo ma che poi forse non ce la fanno più. Quelli che ci fanno arrabbiare ma che troppo spesso lasciamo scivolare accanto a noi, fingendo di non vederli.
Perché forse abbiamo paura che avendoci a che fare davvero potremmo scoprire di essere più simili a Patrizio di quanto vorremmo. Chissà.

Con me al cinema la mia grandissima amica Eugenia.

Fortunata

Fino al 23 giugno a Milano avete la possibilità di rivedere i film del Festival de Cannes https://leviedelcinema.lombardiaspettacolo.com/18m/cannes-e-dintorni-2017-1 Io e la mia amica Eugenia B. Sarro siamo andate a vedere uno dei sei film italiani in sala nella cittadina francese, Fortunata di Sergio Castellitto con Jasmine Trinca Stefano Accorsi Alessandro Borghi Edoardo Pesce Universal Pictures International Italy Indigo Film HT-Film Eccoci dopo la visione del film che ha fatto vincere a Jasmine Trinca il premio come migliore attrice nella sezione Un Certain Regard.

تم نشره بواسطة ‏‎Uanema‎‏ في 20 يونيو، 2017