La finestra di Matteo (Michele Riondino) dà sul balcone di casa di Francesca (Laura Chiatti). La bella bionda è ispirazione di tutte le canzoni d’amore che il ragazzo scrive, anche quando Laura se ne va in giro per il mondo, in barba alla concezione della donna di un piccolo paese della provincia pugliese degli anni ’70 perché le sembra che, a parte Matteo, non ci sia nulla ad andare come dovrebbe. Cinque anni sono lunghi ma passano e Matteo, nonostante non sia stato certo ad aspettarla (come ci canta poi grazie alle note di Acqua azzurra, acqua chiara – ogni notte ritornar, per cercarla in qualche bar, domandare – ‘ciao che fai’ – e poi uscire insieme a lei), quando la ritrova ad una festa hippie sulla spiaggia, cerca comunque di riavvicinarsi a lei. Laura, però, non è tornata per Matteo ma perché sua madre sta morendo di cancro e vorrebbe comunque recarle sollievo con la sua presenza e con la promessa di un futuro più stabile. Motivo per il quale, una volta rimasta orfana, nonostante aver ripreso a frequentare Matteo e desiderosa di non perderlo più, andrà comunque a fare un colloquio in una casa di produzione pubblicitaria della Capitale procuratole dalla madre. Ma dopo averla cantata così a lungo, come potrebbe Matteo non seguirla nella sua nuova vita romana? Nelle sale cinematografiche da oggi, San Valentino, Un’avventura di Marco Danieli (premiato come regista emergente al David di Donatello del 2017 con un film molto bello, La ragazza del mondo, nel quale dirigeva lo stesso Michele Riondino e Sara Serraiocco), ci racconta una storia d’amore italianissima che si sviluppa tra la fine degli anni ’70 e i primi novanta e che richiama alla mente lungometraggi come Across the universe (di Julie Taymor, in cui un’altra storia d’amore si sviluppa attraverso le canzoni dei Beatles e gli anni ’90) e la serie composta da Mamma mia! e Mamma mia – Here we go again! (rispettivamente di Phyllida Lloyd e di Ol Parker in cui le storie seguono, invece, il suono del gruppo svedese Abba) nel suo farsi guidare da molte delle note che Mogol e Lucio Battisti ci hanno regalato nel corso del loro incontro musicale, canzoni che quasi ogni generazione di italiani conosce e che hanno accompagnato sogni, balli lenti e pianti anche e soprattutto al di fuori dello schermo cinematografico. A prescindere dal sorrisetto che ha accompagnato in sala tutti quelli che ricordavano la discografia degli artisti nella presentazione di personaggi come Francesca e Linda (i cui nomi rimandano immediatamente a Non è Francesca e Balla Linda – meccanismo identico a quello dell’ingresso di Fernando in Mamma mia 2 o di Jude in Across the Universe) e da alcune rappresentazioni esteticamente valide ma davvero poco credibili (perché dovrebbero esserci dei panni stesi sul vialetto tra l’uscita tra la palazzina e l’androne del condominio?), il problema più grosso del film resta la disparità tra le capacità canore dei due protagonisti. Mentre Riondino ha una voce davvero molto interessante e un’estensione vocale notevole (ricordiamo che canta con un gruppo, la Revolving Bridge Band), Laura Chiatti è molto più scolastica; stesso problema anche con le coreografie di Luca Tommassini, con le quali (nonostante davvero non si chieda molto ai due protagonisti del film) la bellissima attrice sembra poco a suo agio. Un altro quesito che mi è stato posto alla fine del film è se davvero si rendeva necessaria la trasposizione di questa storia in quegli anni, dal momento che la maggior parte delle canzoni scritte da Battisti e Mogol e utilizzate nel racconto appartengono al decennio precedente. Quello che io posso dire è che quello che a me importa di un progetto artistico è l’emozione che provoca. E questo film, anche se è privo di sorprese e non entrerà nella lista dei miei preferiti, racconta una bella storia d’amore italiana e ci pone alcune domande fondamentali (che peso diamo alla nostra capacità di sognare e quando smettiamo di farlo?) mi ha emozionata e mi ha fatto cantare per un bel po’ di tempo.

Buon San Valentino agli innamorati. Anche a quelli non corrisposti o che hanno fatto qualche casino come Francesca e Matteo.