Dietro una cattiva madre, c’è una madre ancora più cattiva.
Si potrebbe riassumere così Bad Moms 2 – Mamme molto più cattive, sequel di Bad Moms – Mamme molto cattive, film del 2016 con la regia di Jon Lucas e Scott Moore (la coppia di Una notte da leoni, vincitore del Golden Globe come miglior commedia nel 2010) che presentava per la prima volta, anche se in chiave comica ed estremizzando caratteri e situazioni, quanto pesante e difficile fosse essere madre.
Questa volta il trio formato da Amy (Mila Kunis), Kiki (Kirsten Bell) e Carla (Kathryn Hann) si ritrova, nel periodo natalizio, a dover affrontare la visita delle rispettive madri (il titolo originale è infatti Bad Moms Christmas).
Amy, dopo la delusione del suo matrimonio, ha una relazione molto soddisfacente con Jessie (Jay Hernandez, che, tra le altre cose, era uno dei protagonista di Six degrees, serie del 2007 prodotta da J.J. Abrams che, evidentemente, piaceva solo a me, dato che ne furono trasmessi solo otto episodi su tredici) e sta cercando di organizzare con lui e i suoi bambini un Natale semplice, visto che, finalmente, sembra aver trovato un po’ di pace. Anche Kiki, nonostante i quattro figli (fantastico l’incipit con il bambino che beve l’acqua dell’albero di Natale) è più calma rispetto al passato, anche perché suo marito Kent (Lyle Brocato) è molto più disponibile a darle una mano. Nella vita di Carla, invece, manca ancora qualcosa dal punto di vista sentimentale nonostante ora abbia un lavoro stabile come estetista e riesca a crescere abbastanza decentemente suo figlio – non sveglissimo – Jaxon (Cade Cooksey). Ma i loro progetti natalizi verranno sconvolti completamente dall’arrivo delle rispettive madri: Ruth (la madre di Amy, interpretata da una splendida Christine Baranski, pluripremiata protagonista della serie The good wife), una donna che ha sempre voluto fare le cose in grande sopportata e supportata dal pazientissimo marito Hank (Peter Gallagher, adorato in The O.C., tra le mille altre cose che ha fatto), Sandy (la madre di Kiki, interpretata da Cheryl Ines che, oltre ad essere una grandissima attrice, è anche produttrice e regista) che ha un attaccamento morboso alla figlia (ha anche delle felpe con sopra stampato il suo volto) e che si presenta a casa sua con tre giorni di anticipo, e Isis (la madre di Carla, Susan Sarandon, che non ha certo bisogno di presentazioni) che in realtà si è trovata a passare da casa della figlia per approfittarsi, come al solito, di lei, scoprendo di essere finita lì proprio durante le feste natalizie. Le tre ragazze, lamentandosi delle proprie madri in un pomeriggio molto alcolico al centro commerciale, decidono di sostenersi a vicenda nel tentativo di ‘riprendersi il Natale’ e riuscire, finalmente, a scappare dell’influenza delle non proprio perfette genitrici.
Ovviamente, tutti i protagonisti si ritroveranno in situazioni assurde ed esilaranti, con un trionfo finale dei buoni sentimenti che riuscirà a far dimenticare anche i momenti un po’ più eccessivi e volgari (Carla conosce l’uomo della sua vita, Ty Swindel – uno strepitoso Justin Harley che sicuramente ricordate come Oliver Queen in Smallville – facendogli la ceretta all’inguine prima della sua partecipazione alla gara per il titolo di Sexy Santa). Io ho riso moltissimo nonostante queste cadute di stile, anche perché ci sono delle situazioni in cui credo chiunque possa riconoscersi. Ed è quella la grande forza di questa commedia per adulti, oltre lo straordinario cast che, ovviamente, è fondamentale per la resa di un prodotto del genere (ho trovato, sopratutto, straordinaria Cheryl Hines per la particolarità del suo personaggio). Fa anche ridere che per realizzare l’inverno di Chicago, la produzione abbia scelto di girare d’estate ad Atlanta! Misteri del cinema.
Buon Natale a tutti, soprattutto a tutte, perché, in fin dei conti, questo film va visto soprattutto da donne con altre donne.
Per poter riconoscere delle parti di noi che spesso non accettiamo (debolezze mascherate da forze, capricci e stupidi timori) e ridere un po’, con gran gusto, anche di noi stesse.
(E poi, ma che belli i titoli di coda).