Il mio immaginario de Il pianeta delle scimmie era un puzzle fatto di stralci di vecchi film, action figure di scimmie vestite da esseri umani con tanta gelatina in testa e un pezzo molto divertente di una puntata dei Simpson in cui Troy McLure recitava in un musical ‘che aveva tutto’, dal titolo Fermate il Pianeta delle scimmie – Voglio scendere.
Non mi aspettavo, quindi, di trovarmi di fronte a Cesare. Giulio Cesare.
Uno dei miei monologhi preferiti è quello di Antonio, nella scena seconda del terzo atto di Giulio Cesare di Shakespeare, appunto.
Cesare è morto, Bruto lo ha ricordato come un uomo ambizioso che si è procurato da solo la propria morte, a Roma la gente parteggia per i vivi. E Antonio interviene così (è un po’ lungo ma ne vale la pena darvi l’opportunità di leggere o ritrovare queste parole):
‘Amici, romani, concittadini, prestatemi orecchio. Io vengo a seppellire Cesare, non a lodarlo. Il male che gli uomini fanno sopravvive loro, il bene è spesso sotterrato con le loro ossa. Così sia per Cesare. Il nobile Bruto vi ha detto che Cesare era ambizioso. Se ciò era vero, quella fu una grave colpa, e gravemente Cesare l’ha scontata. Qui, con il permesso di Bruto e degli altri (perché Bruto è uomo d’onore, e così sono tutti, tutti uomini d’onore) io vengo a parlare al funerale di Cesare. Egli era mio amico, leale e giusto con me; ma Bruto dice che era ambizioso, e Bruto è uomo d’onore. […] Quando i poveri hanno pianto, Cesare ha pianto; l’ambizione dovrebbe essere fatta di più dura stoffa. Tuttavia, Bruto dice che era ambizioso, e Bruto è uomo d’onore. […] Io non parlo per smentire ciò che Bruto ha detto, ma sono qui per dire quello che so. Tutti voi lo amavate un tempo, non senza ragione; quale ragione vi trattiene allora dal piangerlo? O giudizio, ti sei rifugiato presso bestie brute, e gli uomini hanno perso la ragione. Abbiate pazienza, il mio cuore è nella bara, lì, con Cesare, e devo fermarmi fino a che non ritorni a me.‘
‘Il mio cuore è lì e devo fermarmi fino a che non ritorni da me’. Guardo gli occhi di Cesare. Mi sembra lo stesso eroe. Durante la visione di The war – Il pianeta delle scimmie mi dimentico si tratti di una scimmia, torno ai tempi dei romani e parteggio per lui.
Dopo aver visto il film di Matt Reeves ho recuperato gli altri due di questa trilogia che costituisce un reboot della storia originale per capire da dove Cesare è partito: L’alba del pianeta delle scimmie del 2011 con la regia di Rupert Wyatt e Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie dello stesso Reeves. Nel primo, Will (James Franco) è uno scienziato che sta cercando una cura per l’alzheimer iniettando un nuovo gene in un gruppo di scimmie catturate in Congo, tra le quali ve n’è una, Occhi Luminosi, che sviluppa un’intelligenza superiore ma che, durante una presentazione del progetto di cui è il centro, ha una crisi di aggressività e viene abbattuta prima che Will possa intervenire. Lo scienziato scopre poi che la scimmia aveva da poco partorito e, probabilmente, stava cercando di proteggere il suo piccolo. Per evitare che venga anche questi soppresso, Will porta il cucciolo a casa con sé e lo cresce con suo padre Charles (lo straordinario John Lighton che, tra le varie cose, ha anche interpretato magistralmente Winston Churchill nella serie The Crown). Il cucciolo verrà chiamato Cesare, come il protagonista della tragedia di Shakespeare che Charles amava e sarà un leader, proprio come il grande imperatore romano. Cercherà la definizione del proprio essere, sceglierà di essere scimmia e di andare nei boschi.
Gli altri due film della serie, in cui Cesare è sempre interpretato da un grandioso Andy Serkis (il Gollum/Sméagol della saga de Il signore degli anelli e King Kong di Peter Jackson) hanno un passo differente dal primo.
Cesare cerca la pace perché non ha dimenticato la bontà di alcuni esseri umani ma imparerà a riconoscere l’odio anche tra i propri simili. In questi due film, Matt Reeves (eh sì: si tratta del creatore con J.J. Abrams della serie Felicity, la cui protagonista Keri Russell è presente nel ruolo di Ellie in Apes Revolution) sceglie piani più stretti perché gli occhi di Cesare e dei suoi compagni di viaggio parlano più di mille parole. Dà il tempo ai loro respiri. I passi di Cesare contengono il peso di ogni sua intenzione, la direzione di ogni scelta fatta dall’inizio, la memoria di ogni conquista e di ogni perdita.
Sono occhi che appartengono alla Madre Terra.
The war inizia due anni dopo la sconfitta di Koba (Toby Kebbell). Cesare e il suo seguito sono stati costretti ad allontanarsi dalla città di San Francisco e dagli umani sopravvissuti, dopo che questi, attaccati da Koba, hanno creduto impossibile una convivenza pacifica e hanno richiesto l’intervento dell’esercito. Da due anni le scimmie sono impegnate nei combattimenti con i soldati e con il gruppo di propri simili fedeli a Koba che si è unito agli umani nel tentativo di distruggere Cesare.
Occhi blu, il figlio maggiore di Cesare, quello con cui Cesare aveva avuto difficoltà (in Apes Revolution non seguendo le indicazioni di suo padre, era stato aggredito da un orso e, in seguito, aveva ceduto alle pressioni di Koba e gli si era unito nell’attacco agli esseri umani nonostante conoscesse il pensiero contrario allo scontro di suo padre, per poi redimersi una volta ritrovatolo) è appena rientrato da un lungo viaggio di esplorazione alla ricerca di un luogo più sicuro dove continuare la vita della colonia ma viene ucciso nottetempo dal Colonnello degli umani (Woody Harrelson) insieme a sua madre proprio sotto gli occhi di Cesare.
La morte di un figlio come si può sopportare? La morte di un figlio appena rientrato nel nucleo familiare da cui è stato lontano per dimostrare di esserne degno come si può sopportare?
Cesare quindi, dopo aver affidato suo figlio più piccolo alla scimmia amata da Occhi Blu, parte, non senza essere seguito dai suoi fedelissimi Maurice (Karin Konoval), Rocket (Terry Notary) e Luca (Michael Adamthwaite) che scelgono di non abbandonarlo nonostante non sostengano le motivazioni di questo viaggio. Cesare cerca il Colonnello per vendicarsi.
I quattro a cavallo si differenziano di poco dai cowboy dei western che guardavo da piccola con mio padre. Cercano il diverso, per sopprimerlo, prima che questi lo faccia a sua volta.
Ci ritrovo i cowboy ma anche i campi di sterminio nazisti. Il Colonnello, le sue visioni e il suo passato mi richiamano alla mente il colonnello Kurtz di Apocalypse Now (‘hai il diritto di uccidermi ma non di giudicarmi’) e la ricerca della terra promessa mi sa tanto di Israele e mi fa accapponare la pelle. ‘Scimmia cattiva’ (un personaggio simpaticissimo interpretato da Steve Zahn) sembra l’anziana di Ogni cosa è illuminata di Liev Schreiber che non sa della fine della guerra e le scimmie nel sottosuolo richiamano i personaggi di Underground di Kusturica, costrette a muoversi sotto terra per cercare di sopravvivere in un corridoio in cui la scritta ‘Ape-calypse’ gioca con la parola Ape (scimmia) e Apocalypse (Apocalisse). Fa ridere e commuovere.
Cesare rischia di divenire uguale a quello che odia, cerca la stessa vendetta che ha mosso tutti i personaggi che combatte. La speranza è racchiusa nel personaggio di Nova (Amiah Miller), una bambina che ha contratto un virus che le impedisce di parlare (malattia che si sta diffondendo tra gli umani e che questi cercano di debellare uccidendo tutti quelli che ne sono infetti) e che si unisce al gruppo di scimmie grazie alla pietà di Maurice, che la porta con sé dopo che Cesare le ha ucciso il padre. Cesare, da piccolo, chiede a Will cosa è; risponde da solo alla sua domanda e sceglie la via dei boschi. Nova chiede a Maurice se anche lei è una scimmia. Maurice le risponde: ‘Sei Nova, una cosa nuova’, riconoscendo in lei l’essere diversa sia dalle scimmie che dagli umani che finora ha incontrato. Come scriveva Shakespeare:
‘O giudizio, ti sei rifugiato presso bestie brute, e gli uomini hanno perso la ragione. Abbiate pazienza, il mio cuore è nella bara, lì, con Cesare, e devo fermarmi fino a che non ritorni a me’.
Aspettiamo il prossimo. E speriamo non ci deluda.
[Segue ciò che ne pensiamo dopo l’anteprima io e il mio amico Daniel.]
The War – Il pianeta delle scimmie
Dopo un po' ti dimentichi persino di stare parteggiando per una scimmia.#TheWar-Il pianeta delle scimmie #MattReeves Andy Serkis Woody Harrelson 20th Century FoxGrazie a Daniel Calderon Jimenez per essersi sorbito queste altre quasi tre ore nella sala buia con me.(Chi è il prossimo?)
Posted by Uanema on Tuesday, August 8, 2017