18 regali. Uno per ogni compleanno. Atteso non solo da te che li hai ricevuti ma da tutte le persone che amavano chi te li ha fatti.
Quanto può essere irritante per una ragazza di quasi 18 anni? Anna (la bellissima – quelle bellissime che ti ricordano qualcuno che hai già visto, magra ma rotonda di seno, occhi blu e capelli corvini – Benedetta Porcaroli) ogni anno riceve un regalo da sua madre Elisa (Vittoria Puccini che avevo sottostimato in passato) di cui non ha nemmeno un ricordo. Perché Elisa è morta per un cancro poco dopo la sua nascita.
Due sono i tempi del racconto: quello di Elisa, moglie di Alessio (lui, proprio lui, Edoardo Leo), da quando, incinta, scopre di avere un cancro e cerca di capire se può lasciare qualcosa di sé che vada a quell’oltre se stessa che porta in grembo; e quello di Anna, quasi diciottenne, quella che era in grembo, arrabbiata in un quasi estenuante tentativo di deludere tutte le aspettative del prima di sé. 18 regali di Francesco Amato va oltre la storia vera di Elisa Girotto, una quasi mamma che, una volta scoperto di avere un tumore, ha raccolto 18 regali per accompagnare la crescita della futura nascitura fino alla maggiore età. Mi sono chiesta da dove derivasse tutta questa certezza nel fatto che il futuro sarebbe stato più lungo di così. Se dipendesse o no dalla necessità di garantire una specie di protezione anche solo nel pensiero del domani. Mi sono poi chiesta se davvero sono 18 gli anni la soglia del diventare grandi. Mi sono rivista a quell’età su un treno che mi portava a mille chilometri da casa restare il più tempo possibile con lo sguardo ai miei genitori sulla banchina della stazione, cercando di fissare quello spazio e renderlo eterno, con una voglia pazzesca di andare piena del rimorso della distanza che le mie scelte avrebbero portato. Ma eterno come l’amore che nutriamo io per loro e loro per me e come l’assenza di uno spazio nel mio mondo interiore. 18 regali aggiunge e realizza un sogno. Quello di conoscere qualcuno che ci ha tanto amati e di cui non abbiamo ricordo. Anche solo spiarlo, senza farsi scoprire; anche solo poter seguire il suo passaggio per carpirne l’odore; anche solo osservarlo fare un gesto banale diventato mitico nel ricordo dei testimoni di quella vita. Così Anna non dice niente. Entra, sbalordita e nera e rancorosa, nel mondo colorato di Elisa, una donna che è anche diversa da quella di cui le hanno sempre parlato tutti quelli che vivono nel suo mondo ordinato, in cui ognuno ha un ruolo definito da Elisa e dalla sua dipartita prima di andare via. In cui in molti, se avessero potuto concederselo, avrebbero scelto il nero, esattamente come cerca di fare Anna nella sua adolescenza. Ma Elisa e la sua malattia avevano scelto diversamente per tutta la sua cittadina geometrica e ordinata e sana (si tratta di Crespi D’Adda vicino Bergamo, patrimonio dell’Unesco) in cui ognuno ha il suo posto e cerca sempre di fare la cosa giusta. E poi, e poi.

18 regali è un film che racconta una storia che parla di donne, di maternità, di genitorialità; delle aspettative di cui si carica i figli, di desideri, di famiglia, lutto, comunità; dell’importanza della scelta di un regalo, del chiedere aiuto, di responsabilità, di amore. E, soprattutto, di speranza e di futuro.
Lo fa in un modo tenero e particolare, che non mi aspettavo. Quindi, tanto di cappello per la sorpresa e la tenerezza.