Tutto ovunque e nello stesso tempo.
Evelyn Quan Wang (una Michelle Yeoh multiverso, credibile in ogni sua veste e capace di apparire anche di un peso completamente diverso in ogni sua ‘trasformazione’) è un’immigrata cinese in America da tantissimi anni, legata alla sua comunità e alle sue origini. Gestisce una lavanderia con suo marito, Waymond (Jonathan Ke Quan, un colpo al cuore nel riconoscere il ragazzino di Indiana Jones e il tempio maledetto e ‘Data’ dei Goonies in questa figura che gli restituisce – dopo tanti anni di assenza – la possibilità di mostrare un talento straordinario). In questo periodo è abbastanza stressata perché sta cercando di spiegare la sua posizione fiscale alla corrispettiva della nostra Agenzia delle Entrate (la IRS International Revenue Service) senza sentire un vero supporto da parte del marito (che pare una figura delicata, gentile, semplice, e forse anche un po’ remissiva) e gestire il rapporto con sua figlia Joy – che soffre del fatto che sua madre insista nel non riconoscere la sua omosessualità nonostante abbia una compagna – il tutto aggravato dalla presenza di suo padre, Gong Gong (letteralmente ‘nonno materno’) in visita dalla Cina. Chissà da quanto dura questo periodo.
Ma questa storia, apparentemente normale, si destruttura nel momento in cui, mentre la coppia sta cercando di chiarire la propria posizione fiscale con l’ispettrice Deirdre Beaubeirdre (una fotonica Jamie Lee Curtis) nel corpo di Waymond subentra una personalità proveniente da un altro universo, Alpha Waymond (ovviamente, con caratteristiche molto diverse da quelle di suo marito) che spiega ad Evelyn che deve aiutarlo perché è l’unica capace di impedire che il multiverso venga distrutto da un certo Jobu Tupaki. Il resto del racconto è un salto continuo tra multiversi in cui i protagonisti occupano ruoli diversi in contesti differenti – sono fumetto, sasso, star del cinema, amanti, esseri con caratteristiche fisiche che non corrispondono a quelle del nostro mondo – che si sono ‘aperti’ ogni volta che Evelyn ha compiuto una scelta che l’ha portata a essere quello che è. E, solo se riuscirà a mettere insieme tutta la complessità di quello che è, potrà avere una possibilità e salvare il mondo.
Un racconto, a volte anche delirante, sull’identità, sulla famiglia, sulla creazione dei mostri, sull’America ma anche su ogni luogo del mondo in cui vivono persone che si sono mosse da altre parti, sulle seconde e terze generazioni, sul rapporto tra generazioni, sul chiedere aiuto e non dare per scontato quello che si ha. I Daniels, i registi Daniel Kwan e Scheinert, strizzano l’occhio al mondo dei supereroi e al pubblico dei giovani ma continuano a lavorare anche su un piano surreale più elevato (ricordiamoci che sono gli stessi di Swiss Army Man – Un amico multiuso, con Paul Dano e Daniel Radcliff che interpreta un cadavere) apprezzato da un pubblico più adulto, che, però, potrebbe sentirsi schiacciato dai tantissimi livelli, salti di genere e dall’assurdo presenti nel film. La sensazione che ho avuto io dopo l’anteprima del film, circondata da ragazzi molto giovani galvanizzati da quello che avevano visto e da critici anzianotti in grande difficoltà (ecco, non si tratta di un film che avrei fatto vedere a mia nonna) è stata che era dai tempi di Matrix che non vedevo una pellicola così diversa. Che quella storia lì, alla fin fine semplicissima, poteva essere realizzata in mille altri modi. Ma era davvero difficile che qualcuno decidesse questo modo. Ed è proprio questa scelta, insieme alla capacità di affidarsi a un cast pazzesco che riesce a risultare credibile in ogni secondo e sfaccettatura (grandiosa la battuta di qualcuno della comunità cinese sul fatto che Michelle Yeoh riuscisse persino a risultare vera anche nel momento in cui è una madre cinese che si scusa, cosa che riesce difficile anche alle stesse madri cinesi) che ha fatto fare incetta di premi a questo film importante che non sarà il mio preferito ma che, sicuramente, prossima settimana agli Oscar porterà a casa un bel po’ di statuette (visto che le nomination sono ben 11).