E se la Madonna apparisse ad una persona con pochissimi punti saldi, tanti problemi e zero fede? Gianni Zanasi (forse avete visto il suo Non pensarci del 2007 con Valerio Mastandrea) ci racconta la storia di Lucia (Alba Rohrwacher), ragazza madre di un’adolescente, appena lasciatasi dal suo compagno storico, Arturo (Elio Germano), per una storia di tradimenti (reciproci?) che, nonostante le sue capacità come geometra, è costretta ad arrangiarsi in modo furbo e per nulla trasparente per riuscire a sostenere il suo piccolo nucleo familiare.
Il film ha vinto il Label di Europa Cinémas, il premio degli esercenti europei che promuove l’uscita del film al Festival di Cannes di quest’anno.
Non amo particolarmente Alba Rohrwacher, anche se in questo film è convincente e interpreta un personaggio che si fa volere bene, Lucia appunto. La prima volta che la vediamo è ragazzina ed è con sua madre. Qualcosa cade dal cielo vicino al luogo in cui stanno facendo una sorta di picnic. In quello stesso punto, da adulta, in un momento in cui avrà quasi dimenticato sua madre (così come lo spettatore), le comparirà la Madonna (nei suoi panni l’attrice israeliana Hads Yaros). La grazia viene definita dalla religione come la benevolenza di Dio verso un essere umano scelto. Lucia è stata scelta e sarà lei a dover capire cosa fare (o accettare di avere a che fare) con tutta questa grazia, un bel po’ terrena (tanto da batterle ripetutamente la testa contro una vetrata perché non vuole rispettare le sue richieste) che le ‘cade dal cielo’ in un momento in cui veramente avrebbe ben altro da fare. Ma forse per risolvere alcuni snodi, alle volte è necessario che qualcosa da fuori ci spinga a trovare il coraggio di ricordare chi siamo e a fare quello che crediamo giusto; è questo il messaggio importante del film di Zanasi. Per il resto, i riferimenti alla figura materna mi hanno un po’ confusa (ho cercato dei collegamenti tra i ruoli materni proposti nel film che forse volevano restare semplici accenni) e, inoltre, non amo particolarmente le rappresentazioni del soprannaturale perché mi sembra che riducano il valore della storia e minimizzino la forza del racconto (ci si chiede quasi sempre – ‘e quest’è?’). Non ho molto apprezzato il finale. Non avevo bisogno di più che dell’osservazione di una reazione di fronte alla bellezza. Peccato. Perché lo spunto per una storia non banale c’era.